Riccardo Ridi
IPERTESTI E IPERTESTUALITA'
schema didattico basato sul libro Ipertesto (AIB, 2018)
e sulla voce enciclopedica online Hypertext (ISKO, 2018)
Indice:
1. Definizione
2. Caratteristiche, componenti e tipologie
2.1 Caratteristiche degli ipertesti
2.2 Gradualità dell'ipertestualità
2.3 Rizomi e ipotesti
2.4 Teoria dei grafi
2.5 Componenti degli ipertesti
2.6 Tipologie di ipertesti
2.7 Serendipità
2.8 Browsing
2.9 Orientamento negli ipertesti
3. Storia
3.1 La parola
3.2 Preistoria
3.3 Memex
3.4 NLS
3.5 Xanadu
3.6 La prima generazione di sistemi ipertestuali
3.7 La seconda generazione di sistemi ipertestuali
3.8 World Wide Web
3.9 La terza e la quarta generazione di sistemi ipertestuali
4. Applicazioni tecnologiche
4.1 CD-ROM e DVD multimediali
4.2 Indici citazionali
4.3 PageRank ordinamento per rilevanza
4.4 OpenURL e reference linking
4.5 Web semantico e linked data
4.6 Social network
5. Applicazioni concettuali
5.1 Ipertestualità di letteratura e giochi
5.2 Ipertestualità della saggistica accademica e professionale
5.3 Ipertestualità dei sistemi per l'organizzazione della conoscenza
5.4 Ipertestualità dei cataloghi bibliotecari
5.5 Ipertestualità delle istituzioni della memoria
5.6 Docuverso ipertestuale e scienza delle reti
6. Conclusioni
Bibliografia essenziale
1. Definizione
Un ipertesto è:
- un documento (o un insieme di documenti)
- composto da più unità informative (dette nodi),
- connesse fra loro tramite collegamenti (detti link)
- scelti sia a priori da chi produce il documento stesso (che li seleziona fra tutti quelli logicamente possibili)
- che a posteriori da chi invece legge l'ipertesto, decidendo autonomamente di percorrerlo seguendo ogni volta un particolare tragitto o percorso (detto path)
fra i molti che sono stati resi possibili dai creatori
- o, in certi casi, creandone anche di nuovi
Figura 1: “Rappresentazione schematica di un ipertesto
formato da sei nodi e nove link (da Nielsen 1995, p. I)
- digitale / non digitale
- ipertesto / ipermedia
2. Caratteristiche, componenti e tipologie
2.1 Caratteristiche degli ipertesti
- granularità = scomponibilità in parti più piccole, ma ancora dotate di senso e utilizzabili autonomamente
- multilinearità = non linearità = non sequenzialità = ipertestualità in senso stretto
- interattività = malleabilità = possibilità, da parte del lettore, di intervenire creativamente sul documento, aggiungendo materiale (cioè nodi) o disegnando nuovi percorsi (cioè link e path),
entrambi non previsti dall'autore --> ipertesti più o meno rigidi
- integrabilità = estensibilità = possibilità, da parte del lettore, di seguire i link all'infinito --> ipertesti aperti e chiusi
- multimedialità dei nodi e ipermedialità della struttura dei link
Già la pura e semplice multilinearità introduce una dimensione spaziale (tipica delle immagini, e quindi della multimedialità)
in documenti che, altrimenti, in quanto unilineari, disporrebbero esclusivamente della dimensione temporale (tipica dei suoni)
2.2 Gradualità dell'ipertestualità
"Qualsiasi testo è implicitamente un ipertesto"
(Fezzi 1994, p. 178)
- Ciascuna caratteristica dell'ipertestualità è presente in misura maggiore o minore in ogni documento
- Esistono documenti dotati di ipertestualità maggiore (come le enciclopedie e i siti web) o minore (come la maggior parte dei romanzi e dei film)
- Per misurare il livello di ipertestualità di un documento occorre tenere conto principalmente della multilinearità, ma anche della granularità, interattività, integrabilità, multimedialità e ipermedialità
- Un documento unilineare è solo un caso particolare di documento multilineare molto semplice, così come un documento testuale o sonoro è solo un caso particolare di documento multimediale elementare
2.3 Rizomi e ipotesti
- rizoma = ipertesto così radicalmente multilineare da prevedere link da ciascun nodo verso tutti gli altri nodi (cfr. figura 4)
- ipotesto = documento unilineare = ipertesto minimale, in cui ciascun nodo è connesso solo al nodo precedente e a quello successivo,
con le eventuali eccezioni (nei documenti non circolari) del primo e dell'ultimo nodo della serie
Figura 2: Rappresentazione schematica di un documento unilineare (da Trebing 2006)
2.4 Teoria dei grafi
- teoria dei grafi = branca della matematica che si occupa degli oggetti astratti costituiti da un insieme di punti (detti anche vertici o nodi) e dall'eventuale insieme delle linee (dette anche archi, spigoli o lati) che li congiungono
- spigoli privi di orientamento = si limitano a collegare fra loro due vertici senza stabilire fra essi un particolare ordine
- spigoli dotati di orientamento = frecce = indicano anche una specifica direzione da un vertice all'altro
- grafi diretti = quelli in cui almeno una parte degli spigoli ha un orientamento
- grafi non diretti = quelli composti esclusivamente da spigoli senza orientamento
Figura 3: Un grafo non diretto (a sinistra) e un grafo diretto (a destra) (da Nykamp 2017)
- vertici adiacenti = collegati fra loro da uno spigolo
- grado (o valenza) di un vertice = numero degli spigoli che lo collegano agli altri o a se stesso
- path = tragitto = percorso = sequenza continua di spigoli
- ciclo = path percorrendo il quale si torna al vertice iniziale
- walk = path che attraversa più di una volta lo stesso nodo
- loop = spigolo che collega un vertice a se stesso
- grafi semplici = privi di loop
- grafi con radice = nei quali uno specifico vertice è stato identificato come il nodo iniziale
- grafi completi = rizomi = nei quali qualsiasi coppia di vertici è collegata da almeno uno spigolo
- multigrafi = in cui ciascuna coppia di vertici può essere collegata da più di uno spigolo (come può succedere fra due pagine web, con vari link reciproci indirizzati da e verso diversi punti delle pagine stesse)
- grafi orientati = grafi diretti le cui coppie di vertici non sono mai reciprocamente collegate da una coppia simmetrica di frecce
Figura 5: Un multigrafo (a sinistra) e un grafo orientato (a destra) (da Weisstein 2018)
- alberi = grafi in cui esiste un unico percorso che collega qualsiasi coppia di vertici (e quindi non esistono cicli)
- griglie = reticoli = grafi che formano strutture regolari
Figura 6: Un albero (a sinistra) e un reticolo (a destra) (da Sowa 2017)
Gli ipertesti possono essere descritti come grafi diretti i cui vertici sono costituiti da unità informative, e ad essi si possono applicare
tutti i concetti, le proprietà e le formule matematiche della teoria dei grafi, fra cui:
- connettività = ciascuna coppia di vertici di un grafo si dice connessa se esiste almeno un path che li collega e viene detto connesso ogni grafo privo di vertici non connessi
- densità = quanto più il numero degli spigoli di un grafo si avvicina al numero massimo di quelli matematicamente possibili dato il numero dei vertici, tanto più si può dire che il grafo è denso, ossia che si avvicina alla completezza tipica dei rizomi
2.5 Componenti degli ipertesti
- nodi = lessie = documenti, che possono variare dal punto di vista delle dimensioni (spaziando da una singola parola a un intero romanzo),
della struttura (passando da quelli monolitici a quelli articolati in vari livelli di sub-unità) e del tipo e numero dei media coinvolti (testo, immagine statica, immagine in movimento, audio e tutte le loro possibili combinazioni)
- landmark = nodi particolarmente rilevanti, che l'autore presume verranno visitati più spesso degli altri da parte dei lettori
- ancore = bottoni = frammenti (in genere piuttosto piccoli e preferibilmente significativi) di un
nodo da cui parte un link indirizzato genericamente verso un altro nodo o, più specificamente, verso un determinato frammento
di un altro nodo o dello stesso nodo dove è localizzata l'ancora di partenza
- link = ciò che collega fra loro una coppia di nodi o, più esattamente, una coppia di ancore
- path = sequenze continue di link percorsi dagli utenti durante la navigazione
Principali tipologie di link:
- creati contestualmente al documento che ne contiene le ancore di origine
- aggiunti successivamente dall'autore del documento stesso o da altre persone
- decisi e costruiti uno per uno sulla base di una serie di valutazioni indipendenti
- prodotti da un software sulla base di un algoritmo impostato precedentemente
- estensionali = statici = stabiliti in anticipo e "fissi": conducono sempre al medesimo nodo o ancora
- intensionali = dinamici = generati automaticamente durante la navigazione sulla base di procedure e parametri predefiniti: possono condurre a nodi o ancore ogni volta diversi
- unidirezionali
- bidirezionali
- strutturali (barra di navigazione)
- associativi (semantici)
- espliciti (prevalentemente strutturali) nella periferia del nodo
- impliciti (prevalentemente associativi) nella parte centrale del nodo
- tipizzati = esplicitano il rapporto fra l'ancora o il nodo di origine e quelli di destinazione
- pesati = esplicitano l'intensità della connessione fra l'ancora o il nodo di origine e quelli di destinazione
2.6 Tipologie di ipertesti
2.7 Serendipità
- Termine coniato nel 1754 da Horace Walpole in una lettera (da Serendip, antico nome dello Sri Lanka)
- Indica la capacità di effettuare scoperte inattese ma utili mentre si sta cercando qualcos'altro
- L'ipertestualità favorisce la serendipità, perchè permette l'esplorazione anche ignorando termini e classificazioni
2.8 Browsing
Browsing (pascolare) = navigazione = il processo di spostamento dell'attenzione dell'utente da un nodo all'altro, procedendo lungo un path
Negli opac e nelle biblioteche digitali:
- interrogazione (search, query) sull'intero testo dei documenti o sui loro metadati distinti in campi per enucleare,
grazie anche all'uso di operatori booleani, un sottoinsieme dei documenti indicizzati che soddisfi il più possibile i bisogni informativi dell'utente
e che sia ulteriormente combinabile con altri sottoinsiemi
- scorrimento (scanning) di elenchi ordinati di metadati (eventualmente annidati uno dentro l'altro a comporre una gerarchia classificatoria) per esplorare l'intero contenuto del sistema informativo (o di una sua partizione) da un estremo all'altro, fino a trovare, riconoscendolo, ciò che si stava cercando
- navigazione (browsing) ipertestuale fra i metadati e nei testi integrali dei documenti, effettuata percorrendo singoli link tracciati fra un nodo e un altro
dagli autori o dagli indicizzatori oppure attivando ancore che:
- conducano a elenchi ordinati di metadati da scorrere (scanning)
- o inviino un'interrogazione (query) al sistema informativo
2.9 Orientamento negli ipertesti
Principali problemi degli ipertesti:
- disorientamento = la tendenza a perdere il proprio senso della posizione e della direzione
- sovraccarico cognitivo = lo sforzo aggiuntivo e la concentrazione necessari per gestire più compiti o percorsi allo stesso tempo
Principali soluzioni:
- link tipizzati, strutturali e bidirezionali; barre di navigazione; landmark
- interfacce (necessarie per ipertesti digitali) = browser (termine pre WWW) = la loro funzione consiste nel visualizzare i nodi
(spesso utilizzando metafore familiari come pagine, schede, fotogrammi, ecc.) e i link in uno spazio bi- o tridimensionale, traducendo la decisione dell'utente di percorrere
un determinato itinerario in un corrispondente - ma più intuitivo - movimento nello spazio documentario
- backtracking = vari strumenti (pulsante "back", cronologia, segnalibri) che permettono all'utente di tornare sui propri passi durante la navigazione
- mappe = panoramiche (overview) = rappresentazioni simboliche semplificate di uno spazio percorribile, che aiutano l'utente a localizzare la propria posizione e a decidere in quale direzione muoversi per raggiungere la destinazione scelta
- indici = quando i contenuti informativi dei nodi vengono rappresentati da metadati che non sono disposti nello stesso ordine dei nodi stessi,
ma in uno diverso (ad esempio alfabetico o classificato),
che ne faciliti la consultazione, allora in genere si preferisce codificarli in forma testuale e si parla di indici anzichè di mappe
- briciole di pane = breadcrumb = forniscono un'indicazione visiva che uno specifico nodo è stato visitato, o che una specifica ancora è stata attivata o che uno specifico link è stato seguito
- visite guidate = un ipertesto particolarmente vasto e complesso può proporre ai visitatori, oltre alla libera navigazione, anche uno o più percorsi prestabiliti
che permettano loro di farsi una rapida idea generale dell'intero documento o di approfondirne un particolare tema o aspetto
- navigazione sociale = vari metodi che sfruttano, per aiutare l'utente nella scelta della direzione da prendere, i consigli, i commenti o i comportamenti
di altri utenti o di persone professionalmente dedite ad aiutarli
- navigazione in seguito a interrogazione = navigation by query = in molti ipertesti digitali è possibile effettuare un'interrogazione che recuperi tutti i nodi
(o tutti i metadati loro associati) che contengono una o più stringhe di testo
- ancore "home" = collocate preferibilmente in ogni nodo, riconducono all'inizio dell'ipertesto o della nostra navigazione
Cfr. anche studi su:
- architettura dell'informazione
- interfacce umani/computer
- usabilità del WWW
Ma, soprattutto:
- buone capacità di organizzazione e scrittura
- consapevolezza delle specificità della retorica ipertestuale
- design chiaro e coerente
3. Storia
3.1 La parola
- "hyper" (greco antico) = oltre, sopra
- "hypertext" (Ted Nelson 1965) = testo/documento arricchito o potenziato (forse dallo "spazio iperbolico" a n dimensioni)
- "hypertexte" (Gèrard Genette 1982) = testo/documento che rinvia a (o si basa su) un altro testo/documento precedente (denominato "hypotexte")
3.2 Preistoria
Ipertesti cartacei:
- enciclopedie e dizionari
- repertori, atlanti e altre opere di consultazione
- normativa giuridica
- riviste accademiche collegate fra loro dalle citazioni bibliografiche
- qualsiasi opera dotata di indici e rinvii
- saghe mitologiche greche e indiane
- Talmud (raccolta della legge orale ebraica coi suoi commentari rabbinici)
3.3 Memex
Figura 8: Memex (da Bush 1945, versione illustrata per Life, p. 123, rielaborazione di Parracciani 2011)
- Vannevar Bush (1890-1974)
- Memex (1945) da "memory extender" o "memory extension"
- mai realizzato concretamente
- nè computer nè documenti digitali
- ogni scienziato avrebbe potuto memorizzare (su microfilm, fotografandoli), annotare, collegare, recuperare e leggere (proiettandoli su piccoli schermi) tutti i documenti ritenuti utili per le proprie ricerche
- "L'indicizzazione associativa, la cui idea base è una disposizione in cui ciascun item può essere indotto, a scelta, a selezionarne immediatamente e automaticamente un altro" (Bush 1945, p. 7)
3.4 NLS
- Doug Engelbart (1925-2013), inventore del mouse, della videoscrittura, delle videoconferenze e delle interfacce grafiche
- NLS (1962) = oN-Line System
- prototipo (informatico) realizzato nel 1968 ma mai commercializzato
- "La struttura del database di NLS era primariamente gerarchica, ma con strumenti per creare link non gerarchici. Molte delle caratteristiche dei successivi sistemi ipertestuali possono essere rintracciate
in NLS, fra cui un archivio di testi non lineari, filtri per eliminare dalla vista dettagli inessenziali e selezionare le informazioni da visualizzare e modalità per strutturare le informazioni visualizzate" (Ellis 1991, p. 7)
3.5 Xanadu
- Ted Nelson (1937-), che ha anche coniato il termine "docuverso" (universo documentario)
- Xanadu (1967) dal nome della prima capitale - nel tredicesimo secolo - dell'impero cinese della dinastia Yuan, citato nel frammento lirico Kubla Khan di Samuel Taylor Coleridge, pubblicato nel 1816
- mai realizzato concretamente
- "Un software che gira su una miriade di calcolatori collegati in rete planetaria e che sostituisce completamente ogni altro genere di archiviazione documentaria, anche casalinga. Assolutamente tutti i documenti, anche i più effimeri
e personali, risiederebbero su Xanadu, protetti dagli sguardi altrui finchè l'autore non decidesse di renderli pubblici, cioè disponibili sull'intera rete. Da qualsiasi documento si potrebbe giungere, attraverso uno o più passaggi,
a qualsiasi altro, seguendo qualsiasi tipo di associazione. La produzione e la modifica dei documenti avverrebbe direttamente sul sistema, che salverebbe ogni loro successiva versione e che permetterebbe di citare qualsiasi
altro documento presente sulla rete semplicemente aprendo una finestra ipertestuale su di esso" (Ridi 2018, p. 40)
Quattro importanti differenze fra Xanadu e WWW:
- I link del WWW sono in linea di massima unidirezionali ed estensionali, quindi (a meno che il responsabile della pagina che riceve il link non ricambi con un link inverso o che non vengano attivati specifici software indipendenti) essi non si aggiornano automaticamente e non permettono nè di tornare sui propri passi nè di verificare da quali e quante altre pagine partano link indirizzati verso la pagina che stiamo visualizzando. I link di Xanadu sono invece sempre bidirezionali e automaticamente aggiornati.
- Le pagine del WWW spesso scompaiono nel nulla, oppure quando vengono aggiornate fanno scomparire i propri precedenti contenuti, che vengono sovrascritti dai nuovi.
Ogni diversa versione di ogni documento di Xanadu viene invece conservata e mantenuta accessibile per sempre, con link automatici a tutte le versioni precedenti e successive
- Nel WWW sono numerose le duplicazioni delle stesse pagine e dei loro contenuti informativi, che rendono difficile distinguere le versioni e individuarne la cronologia e i rapporti. Invece in Xanadu, grazie al metodo della "transclusione" (un altro termine coniato da Nelson), le unità informative non vengono mai duplicate, ma vengono visualizzate o incluse ovunque risulti utile senza però compromettere l'unicità e la priorità della fonte originaria
- Nel WWW la gestione del diritto di accesso (gratuito o a pagamento) ai contenuti informativi viene gestita dai rispettivi responsabili autonomamente e indipendentemente, coi metodi e criteri più disparati.
Invece in Xanadu per leggere un documento (o per citarne un brano) occorre pagare una minima cifra direttamente al titolare del corrispondente copyright, attraverso un sistema unificato
3.6 La prima generazione di sistemi ipertestuali
Sistemi informatici ipertestuali di prima generazione = esclusivamente testuali e gestiti su mainframe collegati a terminali:
- Andy van Dam (1937-), con Ted Nelson
- HES (1967) = Hypertext Editing System, monoutente, che girava su mainframe IBM
- il primo software per la creazione e gestione di ipertesti effettivamente commercializzato
- Andy van Dam, dopo aver conosciuto il lavoro di Doug Engelbart
- FRESS (1968) = File Retrieval and Editing System, multiutente, che girava su mainframe IBM
- il primo software a disporre di una funzione di annullamento dell'ultima istruzione impartita, il primo editor di testi privo di restrizioni sulla loro lunghezza
e il primo sistema ipertestuale effettivamente funzionante a permettere link bidirezionali e a prevedere mappe per aiutare l'orientamento
- ZOG (1977), che girava su mainframe DEC-VAX
- il primo sistema ipertestuale informatico ad adottare l'architettura a schede
3.7 La seconda generazione di sistemi ipertestuali
Sistemi informatici ipertestuali di seconda generazione = multimediali, dotati di interfacce "amichevoli" e utilizzabili sui personal computer:
- 1983: KMS (Knowledge Management System), diretto discendente di ZOG, che girava su workstation Unix, permetteva di visualizzare solo due nodi - chiamati fotogrammi ("frame") -
alla volta e prevedeva un "home frame" direttamente raggiungibile da tutti gli altri nodi
- 1983: HyperTIES, che si chiamava originariamente TIES (The Interactive Encyclopedia System), girava su PC e su
workstation Sun e prevedeva ancore attivabili sia cliccandole con il mouse che premendo i tasti con le frecce della tastiera e che, prima di condurre l'utente verso il nodo di destinazione, ne visualizzavano una breve descrizione all'interno del nodo di origine
- 1984: Guide, il primo sistema ipertestuale disponibile per Unix (dal 1984), per Macintosh (dal 1986) e per Windows (dal 1987), dotato di quattro diversi tipi di link
- 1985: NoteCards, che girava su computer Xerox e Sun e i suoi nodi - chiamati schede per annotazioni ("notecard") - erano rettangoli dalle dimensioni modificabili.
- 1985: Intermedia, che per primo permise di indirizzare i link non solo verso interi nodi ma anche verso specifiche ancore di destinazione al loro interno e
che prevedeva due tipi di mappe per orientarsi: la "web view" prodotta dal sistema e le mappe semplificate create dagli utenti
- 1987: Storyspace, il primo software specificamente sviluppato per scrivere e leggere narrativa ipertestuale, progettato da Jay David Bolter e Michael Joyce e disponibile per Macintosh e Windows
- 1987: HyperCard, progettato da Bill Atkinson per la Apple, che è stato probabilmente il software ipertestuale più utilizzato prima del WWW, anche grazie al suo linguaggio di programmazione (HyperTalk)
estremamente potente e intuitivo e perchè distribuito gratuitamente con ogni Macintosh venduto fra il 1987 e il 1992 (e poi commercializzato, anche per Windows, fino al 2004)
Figura 10: Una scheda di HyperCard (da LEM 2014)
3.8 World Wide Web
Tim Berners-Lee (1955-)
- 1980: TBL trascorre metà anno come consulente indipendente per il software al CERN (European Organization for Nuclear Research) a Ginevra, dove sviluppa un sistema ipertestuale basato su schede denominato Enquire,
col quale crea un database di persone e di software che però non viene utilizzato.
- 1984: TBL torna al CERN con un incarico temporaneo (e, dal 1987, come membro stabile del personale) per lavorare su un sistema per l'archiviazione e la diffusione in tempo reale di documenti scientifici, riprendendo
in mano Enquire per cercare di renderlo compatibile con internet e con una molteplicità di database e di software.
- 1989: TBL invia al management del CERN una proposta per la creazione di un sistema ipertestuale (Mesh) per la gestione della documentazione interna.
- 1990: In maggio TBL invia nuovamente la sua proposta, alla quale non era ancora stata data risposta. In settembre TBL viene autorizzato a comprare un computer NeXT per lavorare al progetto, che comunque non viene ancora formalmente approvato
e che in novembre viene riformulato più operativamente insieme a Robert Cailliau, chiamandolo per la prima volta WorldWideWeb (per ora senza spazi). In novembre TBL realizza il primo server web (nxoc01.cern.ch)
sul suo NeXT e ci colloca la prima pagina web, visualizzabile però solo dai due NeXT del CERN (il suo e quello di Cailliau) dotati del primo browser (grafico) da lui stesso creato, chiamato anch'esso WorldWideWeb (ma
poi ribattezzato Nexus per evitare confusioni) e dotato anche di funzioni di editing, essendo quindi capace di creare, modificare e visualizzare pagine web.
In dicembre la studentessa Nicola Pellow, arruolata nel progetto, finisce di sviluppare un secondo browser (Line Mode Browser, stavolta testuale), che gira su vari sistemi operativi diversi da quello del NeXT e grazie al quale,
collegandosi via Telnet ai server del CERN la prima pagina web è potenzialmente visualizzabile - a partire dal 20 dicembre - dai computer di tutto il mondo già collegati a internet.
- 1991: In maggio viene attivato un server web (info.cern.ch) sui computer centrali del CERN. Durante l'anno vengono attivati altri server web presso alcuni centri di ricerca di fisica europei e TBL inizia a tenere aggiornato un loro indice per
soggetto che diverrà successivamente The WWW Virtual Library, il più antico catalogo del WWW, tuttora attivo. Il 6 agosto TBL pubblica una breve sintesi del progetto WWW sul newsgroup alt.hypertext, rendendolo noto all'ancora non molto estesa
comunità degli utilizzatori di internet. A fine anno ci sono nel mondo una dozzina di server web.
- 1992: Vengono sviluppati altri browser dentro e fuori il CERN, fra cui Lynx (testuale e ancora in uso), ViolaWWW (grafico, per X Window)
e Samba (grafico, il primo per Macintosh). A fine anno ci sono nel mondo una trentina di server web.
- 1993: In aprile il CERN dichiara di rinunciare a qualsiasi royalty da parte di chiunque voglia creare server, browser o qualsiasi altra applicazione per il WWW, incoraggiandone così la diffusione appena due mesi dopo l'annuncio,
da parte dell'Università del Minnesota, che invece non sarebbe stata più concessa l'implementazione gratuita di server del concorrente sistema Gopher (più rigido e meno multimediale). In giugno diventano disponibili il primo browser per Windows
(Cello) e il primo web robot (Wanderer, utilizzato per misurare le dimensioni del WWW). Fra giugno e novembre Marc Andreessen rende man mano gratuitamente
scaricabili dal sito del NCSA (National Centre for Supercomputing Applications) presso l'Università dell'Illinois varie versioni del primo browser grafico disponibile per numerose piattaforme e che integra testo e immagini in una sola finestra
(il fortunatissimo Mosaic, il cui nome viene inizialmente addirittura utilizzato dai neofiti come sinonimo del WWW).
In dicembre importanti quotidiani e settimanali ("The Economist", "The Guardian", "The New York Times") pubblicano articoli sul WWW e su Mosaic e viene realizzato il primo motore di ricerca per il WWW (JumpStation).
A fine anno ci sono nel mondo circa seicento server web.
- 1994: In marzo Marc Andreessen lascia il NCSA e fonda un'azienda che da dicembre inizia a commercializzare il browser diretto erede di Mosaic, Netscape (che resterà il browser più diffuso nel mondo fino al
sorpasso da parte di Internet Explorer della Microsoft, a sua volta derivato da Mosaic, nel 1998). In luglio la rivista "Time" dedica la copertina a internet, in larga misura a causa dell'esplosivo successo del WWW.
In settembre TBL lascia il CERN e il mese successivo fonda il W3C (World Wide Web Consortium) presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology). A fine anno ci sono nel mondo circa 2.500 server web, che diventeranno circa 23.500 a metà 1995,
oltre 200.000 a metà 1996 e quasi sette milioni e mezzo (corrispondenti a più di 214 milioni di dominii e a quasi un miliardo e 800 milioni di siti) nell'aprile 2018.
Fra i motivi del successo del WWW:
- molti degli enti coinvolti nelle prime fasi del progetto erano almeno parzialmente finanziati pubblicamente e che ciò ha permesso di metterne gratuitamente a disposizione i risultati
- la compatibilità con ogni tipo di software
- la rinuncia a inseguire potenzialità sofisticate ma che ne avrebbero ridotto l'universalità
Una quinta, ancora più importante, differenza fra Xanadu e WWW:
"Le più importanti differenze sono la natura di sistema aperto del WWW e la sua capacità di essere compatibile a ritroso coi dati preesistenti.
I creatori del WWW sono scesi a compromessi e hanno progettato il loro sistema affinchè lavorasse con internet attraverso standard aperti con capacità corrispondenti
alle tipologie di dati disponibili in rete all'epoca del suo debutto. Questi compromessi hanno assicurato il successo del WWW ma hanno anche ridotto la sua capacità
di fornire tutte le caratteristiche che idealmente si desidererebbero in un sistema ipertestuale" (Nielsen 1995, p. 65).
Berners-Lee, come Gutenberg, integra varie idee e invenzioni già disponibili separatamente:
- i computer
- internet
- i linguaggi di marcatura
- l'architettura client/server
- gli standard aperti
- il concetto di ipertesto (aperto come Xanadu e non chiuso come Enquire)
Componenti del WWW:
- client/server
- pagine in HTML
- browser
- accessibilità
- pagine dinamiche
- CMS (Content Management System)
- URL (Uniform Resource Locator)
- ancore
- link
- nodi che non sono pagine
- siti
- dominii
3.9 La terza e la quarta generazione di sistemi ipertestuali
- Sistemi informatici ipertestuali di terza generazione = sfruttano internet e sono compatibili col (o addirittura sono inclusi nel) World Wide Web
- Sistemi informatici ipertestuali di quarta generazione = apps per mobile devices
- mantengono alti livelli di granularità e multimedialità
- facilitano l'interattività (user generated contents del web 2.0)
- riducono i livelli di multilinearità e integrabilità
- minore apertura, integrazione e universalità rispetto al WWW
- facilità, comodità e rapidità in cambio di libertà e consapevolezza
4. Applicazioni tecnologiche
4.1 CD-ROM e DVD multimediali
- Altair 8800 (1975)
- Apple I (1976)
- Apple II e Commodore PET 2001 (1977)
- PC IBM (1981)
- Commodore 64 e ZX Spectrum (1982)
- Macintosh (1984)
- CD audio (1982)
- CD-ROM (1985)
- DVD (1995)
- enciclopedie, bibliografie, giochi, repertori, guide turistiche, presentazioni di musei e altre istituzioni, cataloghi di prodotti in vendita, software educativi
- ipertestualità chiusa e scarsamente interattiva
- declino con la diffusione di internet e della banda larga (dal 2000)
- Eugene Garfield (1925-2017) ispirato da Vannevar Bush
- Citation Indexes (1964)
- Web of Science (1997)
- Scopus (2004)
- Google Scholar (2004)
- Microsoft Academic (2016)
4.3 PageRank e ordinamento per rilevanza
- Larry Page (1973-) ispirato dagli indici citazionali
- Google (1998): i link in entrata incrementano la visibilità
- relevance ranking negli strumenti bibliografici (opac, discovery tool, ecc.)
- relevance ranking in altri strumenti per l'information retrieval (Amazon, altri siti web, ecc.)
- problema dei link estensionali: rischio che si "spezzino" (broken link: "404 not found")
- soluzione: trasformare i link estensionali in link intensionali
- protocollo: openURL (1999)
- software: link resolver
- funzionalità: reference linking
4.5 Web semantico e linked data
- Tim Berners-Lee (2001)
- aumentare quantità, qualità, coerenza, univocità, standardizzazione e interoperabilità dei metadati
- creare software in grado di gestire, analizzare e valutare automaticamente i metadati stessi
- RFD (Resource Description Framework)
- LOD (Linked Open Data)
- incremento della granularità
- web dei dati vs. web dei documenti (erroneamente considerato più ipertestuale)
- interlinking fra dataset di LOD connessi fra loro tramite link tipizzati
4.6 Social network
- social network (1) = insieme di persone o istituzioni che interagiscono fra loro utilizzando qualsiasi metodo e strumento
- social network (2) = siti web che facilitano la comunicazione e l'aggregazione online
- generalisti / specializzati
- creazione di profili collegabili fra loro ed esplorabili seguendone le connessioni, rendendo più o meno visibili i contenuti informativi creati o ricevuti
- forte ipertestualità tecnica, ma penalizzazione degli aspetti sostanziali di libertà e di apertura che dovrebbero invece essere connaturati all'ipertestualità:
- granularità extranodale e intranodale, molteplicità dei path, estendibilità dei profili, multimedialità dei contenuti, modificabilità dei profili e dei loro collegamenti
- l'architettura dei profili e le modalità di creazione dei reciproci link sono spesso fortemente codificate, rendendo difficili scelte originali o personalizzate; in particolare sono spesso scoraggiati i link verso
il WWW esterno allo specifico social network che si sta utilizzando o, come minimo, sono invece fortemente incoraggiati e facilitati i link che rimangono al suo interno
- la libertà di scelta dei path è spesso ridotta dalla forte pressione a seguire quelli che vengono in continuazione consigliati dal software e dagli altri utenti
- i contenuti informativi aggiunti dagli utenti vengono spesso forzatamente incanalati in strutture unilineari o gerarchiche e quelli disponibili anche su altri siti web vengono talvolta duplicati o incorporati,
visualizzandoli in modo da celarne il più possibile l'origine "aliena"
- la produzione di discorsi e giudizi realmente liberi, originali e articolati viene scoraggiata dalla continua pressione a generare in modo semiautomatico, con un semplice click,
giudizi semplicistici e stereotipati, segnalazioni di ciò che si è appena visto o acquistato, risposte a sondaggi, conferme di inviti, accettazione di richieste di scambio di link, ecc.
- l'interoperabilità fra social network è scarsa, ed è quasi impossibile riutilizzare in uno di essi i contenuti e le strutture che si erano prodotti all'interno di un altro
5. Applicazioni concettuali
5.1 Ipertestualità di letteratura e giochi
Letteratura tradizionale:
- critici: Jay David Bolter, George P. Landow, Umberto Eco, Roland Barthes
- scrittori: Julio Cortázar, Jorge Luis Borges, Italo Calvino, James Joyce
- ruolo creativo del lettore nell'interpretazione e contestualizzazione dei documenti
Letteratura ipertestuale:
- Michael Joyce
- Afternoon, a story (1987)
- Storyspace
Giochi tradizionali:
- elettronici: sandbox (The Sims, Minecraft)
- fisici: scacchi, go
- libri gioco
Giochi ipertestuali:
- narrativa interattiva = text adventure (Colossal cave, 1975)
- MUD = Multi-User Dungeon (1975)
- Second life (2003)
5.2 Ipertestualità della saggistica accademica e professionale
- la multilinearità potrebbe spesso aiutare una procedura comunicativativa di tipo argomentativo
- un'implicita architettura multilineare è talvolta già operante (sotto la superficie dei testi unilineari che tradizionalmente vengono usati per esprimerle) in molte argomentazioni
- granularità intranodale della letteratura scientifica, che potrebbe venir esaltata (in ambiente digitale) da una maggiore standardizzazione e modularità della struttura degli articoli
- l'ambiente digitale offrirebbe la possibilità di aggregare e articolare una pluralità di saggi e di altri documenti pertinenti all'interno di un'architettura ipertestuale
che ne incrementi la granularità extranodale:
- la ritrosia nello sfruttare in ambito accademico le potenzialità dell'ipertestualità è dovuta soprattutto ai metodi della valutazione, che premiano proliferazione, staticità e
autonomia delle pubblicazioni piuttosto che la loro integrazione e il loro costante aggiornamento
- crescita della rete di link fra i documenti accademici creata dai riferimenti bibliografici grazie a:
- nuove pubblicazioni
- digitalizzazione delle vecchie pubblicazioni
- indici citazionali
- reference linking
5.3 Ipertestualità dei sistemi per l'organizzazione della conoscenza
- KOS = Knowledge Organization System = "strumenti usati per riassumere la conoscenza contenuta nelle fonti informative
in brevi espressioni che possano essere utilizzate per indicizzarle e recuperarle all'interno di vaste collezioni" (Gnoli 2015, p. 51)
- testi non strutturati (fra cui, ad esempio, gli abstract)
- elenchi di termini e/o concetti (fra cui i dizionari e le liste di autori)
- strutture di concetti e relazioni (fra cui gli schemi di classificazione, gli elenchi di intestazioni per soggetto, le tassonomie, i tesauri e le ontologie)
- strutture di concetti, relazioni e presentazioni (fra cui le mappe concettuali e i modelli di riferimento)
- gli ipertesti non sono un particolare tipo di KOS alternativo agli altri, ma piuttosto tutti i KOS possono essere considerati ipertesti i cui nodi sono costituiti
non da documenti primari ma da metadati
- l'ipertestualità è una caratteristica di cui tutti i KOS, in misura maggiore o minore, sono dotati,
e rappresenta un modello concettuale che può risultare utile per analizzarli e classificarli
- i cataloghi (sia tradizionali che digitali) delle biblioteche sono un tipo di KOS
- quindi sono ipertesti:
- multilinearità: rete sindetica dei rinvii, rimandi e richiami (interni al catalogo)
- integrabilità: indicazione delle localizzazioni dei documenti stessi (esterni al catalogo)
- granularità: composti da item di un elenco, schede di uno schedario, record di un database, ecc.
- cataloghi bibliotecari elettronici (OPAC):
- prima generazione (anni Sessanta): ipertestualità analoga a quella dei cataloghi cartacei
- seconda generazione (anni Ottanta): ipertestualità crescente: multilinearità, interattività e integrabilità
- terza generazione (anni Novanta): ipertestualità crescente: ipermedialità e reference linking
Figura 11: SBN 2018 (opac di terza generazione)
- quarta generazione (2009) = discovery tools: ipertestualità decrescente:
si riducono le possibilità di scelta autonoma dei percorsi di ricerca e si spingono tutti gli utenti verso gli stessi documenti
Figura 12: cerCa' 2019 (discovery tool)
Le biblioteche sono ipertesti perchè:
- le biblioteche sono granulari, perchè contengono - o comunque consentono l'accesso a - varie tipologie di documenti autonomi
che a loro volta sono ipertesti e fra i quali ha un ruolo centrale la categoria, particolarmente ipertestuale, delle opere di consultazione come bibliografie, repertori, dizionari, enciclopedie, ecc.
- le biblioteche sono multilineari, perchè è possibile muoversi fra tali documenti seguendo una pluralità di percorsi, alcuni dei quali proposti dagli autori,
dagli editori, dai distributori e dai bibliotecari, e altri creati dagli utenti stessi, da soli o in collaborazione fra loro
- le biblioteche sono integrabili, perchè sono coinvolte in un processo di continua espansione e ricambio, sia sul fronte dei documenti che su quello degli utenti
- le biblioteche sono interattive, perchè i loro strumenti di navigazione, orientamento e reperimento sono personalizzabili (soprattutto se digitali)
e gli stessi documenti recuperati sono modificabili (soprattutto quelli digitali)
- le biblioteche sono multimediali, perchè i loro documenti appartengono a differenti media,
e sono inoltre ipermediali, perchè - soprattutto in ambiente digitale - una parte degli strumenti di navigazione,
orientamento e reperimento utilizzati in biblioteca si basa sulla spazialità e su interfacce iconiche
Le competenze dei bibliotecari e degli altri gestori di istituzioni della memoria devono includere:
- la capacità di gestire e potenziare la granularità delle risorse documentarie nel modo più utile agli utenti
- la capacità di creare e sfruttare i percorsi multilineari più appropriati fra e nei documenti gestiti, lasciando
però sempre nelle mani degli utenti la libertà di scegliere autonomamente i propri itinerari di ricerca e di fruizione
- la capacità di integrare sempre nuove tipologie di documenti (anche multimediali) nelle raccolte delle proprie istituzioni,
applicando anche ai nuovi documenti le proprie tradizionali competenze relative alla loro selezione, alla loro conservazione, alla loro organizzazione e alla facilitazione
del loro accesso e fruizione da parte degli utenti
- la capacità di rendere le istituzioni della memoria sempre più interattive, incrementando la personalizzazione degli strumenti di ricerca,
potenziando la tempestività, l'affidabilità e l'efficacia della comunicazione con gli utenti e rendendo i documenti gestiti sempre più riproducibili, modificabili e
riutilizzabili, mantenendo però la massima attenzione per l'integrità degli originali e per un'accurata gestione delle loro diverse versioni
- la capacità di incentivare la creazione e l'adozione di strumenti di navigazione, orientamento e reperimento ipermediali,
particolarmente utili per limitare il sovraccarico informativo tipico dell'ambiente digitale
Le cinque leggi della biblioteca ipertestuale:
- I nodi sono fatti per essere letti, percorsi e scritti.
Ciascun documento che funge da nodo in un ipertesto, in quanto documento, nasce col fine di essere fruito da almeno una persona che ne decodifichi il contenuto informativo. Inoltre, in quanto nodo di un ipertesto, esso è anche il luogo in cui il lettore può scegliere come proseguire il suo percorso verso altri nodi. Nelle reti pienamente ipertestuali la libertà del fruitore non si limita alla scelta del percorso e alla possibilità di effettuare o meno la lettura, ma permette al lettore di farsi scrittore in senso completo, modificando non solo i percorsi ma anche i nodi.
- Ad ogni utente il suo percorso.
Grazie alla libertà di scelta dei percorsi, alla piena accessibilità dei singoli nodi, alla pluralità dei link, all'appropriatezza ed efficienza dei sistemi di orientamento, navigazione e reperimento, all'accortezza dell'utente e agli eventuali servizi di reference offerti dalla biblioteca, ciascun utente potrà muoversi fra i nodi scegliendo il suo percorso individualizzato preferito.
- Ad ogni percorso il suo utente.
Nella creazione dei link e nella gestione dei sistemi di orientamento, navigazione e reperimento, il bibliotecario (o comunque l'autore di reti ipertestuali) non dovrà attivare tutti i link e i percorsi logicamente possibili, ma solo quelli per i quali è ipotizzabile che esisterà almeno un utente che lo includerà sensatamente in un proprio percorso individuale.
- Crea i link più diretti.
Nella creazione dei link e nella gestione dei sistemi di orientamento, navigazione e reperimento, il bibliotecario (o comunque l'autore di reti ipertestuali) farà le scelte più razionali, economiche ed utili per gli utenti, evitando circoli viziosi, percorsi inutilmente lunghi o complessi, vicoli ciechi e labirinti. L'obbiettivo dovrà sempre essere quello di massimizzare da un lato la libertà e minimizzare dall'altro il rischio di perdersi da parte dell'utente.
- Una biblioteca è un ipertesto che cresce.
Ogni biblioteca offre ai propri utenti una rete ipertestuale di accesso e circolazione fra i documenti posseduti o comunque accessibili e di servizi connessi che non può che tendere ad espandersi indefinitamente, anche cooperando con altre biblioteche ed agenzie, perchè tale è l'intrinseca natura da una parte delle biblioteche e dall'altra degli ipertesti.
5.6 Docuverso ipertestuale e scienza delle reti
Secondo la "teoria del docuverso ipertestuale" (Ridi 2007, p. 13-41) poichè:
- a) tutto è (potenzialmente) documento
- b) ogni documento è (in misura maggiore o minore) ipertestuale
ne consegue - relativamente al docuverso, ossia alla totalità dei documenti esistenti - che:
- c) universo e docuverso (potenzialmente) coincidono
- d) sia l'universo che il docuverso hanno (in misura maggiore o minore) caratteristiche ipertestuali
Scienza delle reti (basata sulla teoria dei grafi e sulla statistica) = studia fenomeni complessi di tipo sociale, economico, biologico, ecologico,
epidemiologico, fisico, informatico, linguistico, ecc. cercando di ridurli a sistemi formati da nodi e da link che li collegano fra loro
- applicazione ai fenomeni informativi = approccio ipertestuale all'analisi e alla gestione dei documenti
- applicazione ai fenomeni neurologici = connettoma dei neurogrammi come ipertesto/biblioteca cerebrale
6. Conclusioni
- l'ipertestualità è scomponibile in vari aspetti (multilinearità, granularità, integrabilità, interattività, multimedialità e ipermedialità),
ciascuno dei quali è presente in misura maggiore o minore in ogni documento
- piuttosto che contrapporre gli ipertesti ai "non ipertesti" è più sensato e utile analizzare singoli documenti e loro tipologie per verificare
in quale misura siano in essi rintracciabili ciascuno dei vari aspetti dell'ipertestualità
- elementi di ipertestualità sono presenti anche nei documenti non digitali, e il World Wide Web, pur
essendo l'ipertesto più ampio e più influente di tutti i tempi, non è l'unico ipertesto digitale mai esistito o attualmente esistente
- gli ipertesti non sono stati inventati nè da Ted Nelson nè da Tim Berners-Lee, sebbene entrambi (insieme ad altri,
fra cui in particolare Vannevar Bush, Doug Engelbart e Andries van Dam), siano fondamentali figure nella storia del loro sviluppo e della loro teorizzazione
- sebbene da quasi vent'anni gli ipertesti non siano un argomento molto trattato nè nella letteratura scientifica nè in quella divulgativa
e professionale, l'ipertestualità continua a essere una caratteristica fondamentale di molti dei documenti che vengono utilizzati quotidianamente
in tutti gli ambiti dell'attività umana
- alcuni dei più recenti sviluppi nell'ambito dell'ipertestualità (sistemi ipertestuali digitali di quarta generazione, apps per smartphones e tablets,
social networks, discovery tools bibliografici) sono piuttosto carenti rispetto ad alcune importanti caratteristiche ipertestuali del WWW come la libertà di scelta
dei percorsi informativi da parte dell'utente e l'integrabilità universale dei vari ambienti documentari
- comprendere e applicare i principi dell'ipertestualità può arrecare notevoli vantaggi, sia teoretici che pratici,
in svariati settori disciplinari e professionali, fra cui la biblioteconomia, l'archivistica, la museologia, l'editoria,
l'informatica, l'organizzazione della conoscenza e l'architettura dell'informazione
Bibliografia essenziale
- AGOSTI Maristella (2010), Ipertesto: concetti di base. Università degli studi di Padova. Dipartimento di ingegneria dell'informazione, ottobre 2010,
http://www.dei.unipd.it/~silvello/didattica/psw2012-13/files/MAgosti_Ipertesto_concetti-di-base_2010.pdf.
- ANTINUCCI Francesco (1993), Summa hypermedialis (per una teoria dell'ipermedia), "Sistemi Intelligenti", 5, n. 2, p. 227-257.
- ATKINSON Ross (1993), Networks, hypertext, and academic information services: some longer-range implications, "College and Research Libraries", 54, n. 3, p. 199-215.
- BARABÁSI Albert-László (2016), Network science. Cambridge: Cambridge University Press. Disponibile anche a http://barabasi.com/book/network-science.
- BARNET Belinda (2010), Crafting the user-centered document interface: the Hypertext Editing System (HES) and the File Retrieval and Editing System (FRESS),
"Digital Humanities Quarterly", 4, n. 1, http://www.digitalhumanities.org/dhq/vol/4/1/000081/000081.html.
- BERNERS-LEE Tim (1989), Information management: a proposal. CERN, March 1989. Disponibile anche a http://www.w3.org/History/1989/proposal.html.
- BERNERS-LEE Tim (1999), Weaving the Web: the original design and ultimate destiny of the World Wide Web by its inventor, with Mark Fischetti. New York: Harper Collins.
Traduzione italiana di Giancarlo Carlotti pubblicata da Feltrinelli col titolo L'architettura del nuovo Web: dall'inventore della rete il progetto di una comunicazione democratica, interattiva e intercreativa (2001).
- BERNERS-LEE Tim - CAILLIAU Robert (1990), WorldWideWeb: proposal for a HyperText project, CERN, 12 November 1990. Disponibile anche a http://www.w3.org/Proposal.html.
- BERNERS-LEE Tim - HENDLER James - LASSILA Ora (2001), The semantic Web: a new form of Web content that is meaningful to computers will unleash a revolution of new possibilities, "Scientific American", 284, n. 5, p. 29-37.
- BOLTER Jay David (2001), Writing space: computer, hypertext, and the remediation of print. 2nd ed. Mahwah: Lawrence Erlbaum. Traduzione italiana di Stefano Galli pubblicata con una
prefazione di Fausto Colombo da Vita e Pensiero col titolo Lo spazio dello scrivere: computer, ipertesto e la ri-mediazione della stampa (2002).
- BROCKMANN R. John - HORTON William - BROCK Kevin (1989), From database to hypertext via electronic publishing: an information odyssey. In: The society of text: hypertext,
hypermedia, and the social construction of information, edited by Edward Barrett, Cambridge - London: MIT, p. 162-205.
- BUSH Vannevar (1945), As we may think, "Atlantic Monthly", 176, n. 1, p. 101-108; disponibile anche a http://www.ps.uni-saarland.de/~duchier/pub/vbush/vbush.txt (trascrizione a cura di Denys Duchier, aprile 1994)
e http://dougengelbart.org/archives/artifacts/annotated-As-We-May-Think-withcredits.pdf (scansione della versione originale annotata, probabilmente intorno al 1962, da Douglas Engelbart).
Versione con testo abbreviato, ma con l'aggiunta di illustrazioni, pubblicata in "Life", 19 (1945), n. 11, p. 112-114, 116, 121, 123-124; disponibile
anche a http://totalrecallbook.com/storage/As We May Think Vannevar Bush 450910.pdf>. Entrambe le versioni sono anche incluse in Nyce - Kahn (1991), p. 85-110 dell'edizione originale e p. 41-62 della traduzione italiana.
- CASTELLUCCI Paola (2009), Dall'ipertesto al Web: storia culturale dell'informatica. Roma - Bari: Laterza.
- CONKLIN Jeff (1987), Hypertext: an introduction and survey, "Computer", 20, n. 9, p. 17-41. Disponibile anche a http://www.ics.uci.edu/~andre/informatics223s2007/conklin.pdf.
- DARNTON Robert (1999), The new age of the book, "The New York Review of Books", 46, n. 5, p. 5-7. Disponibile anche a http://www.nybooks.com/articles/1999/03/18/the-new-age-of-the-book/.
Traduzione italiana di Simonetta Frediani pubblicata in "La Rivista dei Libri", 9 (1999), n. 6, p. 4-6, col titolo Libri in Rete. Una versione ridotta è anche stata tradotta da Adriana Bottini, col titolo Libri elettronici e libri tradizionali,
in: Robert Darnton, Il futuro del libro. Milano: Adelphi, 2011, p. 93-103.
- ELLIS David (1991), Hypertext: origins and use, "International Journal of Information Management", 11, n. 1, p. 5-13.
- ENGELBART Douglas (1962), Augmenting human intellect: a conceptual framework. SRI Summary Report AFOSR-3223 prepared for Director of Information Sciences, Air Force Office of Scientific Research, Washington DC, Contract AF 49(638)-1024,
SRI Project N. 3578. Disponibile anche a https://www.dougengelbart.org/pubs/augment-3906.html.
- FEZZI Paolo (1994), Gli ipertesti: un nuovo media?. In: Oltre il testo: gli ipertesti, a cura di Mario Ricciardi. Milano: Franco Angeli, p. 175-188.
- GENETTE Gèrard (1982) Palimpsestes: la littèrature au second degrè. Paris: èditions du Seuil. Traduzione italiana di Raffaella Novità pubblicata da Einaudi col titolo Palinsesti: la letteratura al secondo grado (1997).
- GILLIES James - CAILLIAU Robert (2000), How the Web was born: the story of the World Wide Web. Oxford: Oxford University Press. Traduzione italiana di Paola Catapano pubblicata da Baldini & Castoldi col titolo Com'è nato il Web (2002).
- GNOLI Claudio (2015), Knowledge organization systems (KOSs). In: Koraljka Golub, Subject access to information: an interdisciplinary approach. Santa Barbara: Libraries Unlimited, p. 43-65.
- GNOLI Claudio - RIDI Riccardo (2014), Unified theory of information, hypertextuality and levels of reality, "Journal of Documentation", 70, n. 3, p. 443-460. Preprint disponibile
da luglio 2014 a http://mate.unipv.it/gnoli/jdoc2014uti.pdf. Una versione ridotta e in italiano è stata pubblicata in "Bibliotime", 18 (2015), n. 3,
http://www.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-xviii-3/gnoli.htm col titolo It and bit: nessi fra alcune teorie dell'informazione, della conoscenza, del documento e della realtà.
- LANA Maurizio (2004), Il testo nel computer: dal web all'analisi dei testi. Torino: Bollati Boringhieri.
- LANDOW George P. (2006), Hypertext 3.0: critical theory and new media in an era of globalization. Baltimore: The Johns Hopkins University Press.
Traduzione italiana di Viviana Musumeci dell'edizione 2.0 (1997) pubblicata da Bruno Mondadori, a cura di Paolo Ferri, col titolo L'ipertesto: tecnologie digitali e critica letteraria (1998).
- LEM (2014), Apple's revolutionary HyperCard. In: Low end Mac, 2014.05.01, http://lowendmac.com/2014/apples-revolutionary-hypercard.
- NELSON Theodor Holm (1965), A file structure for the complex, the changing and the indeterminate. In: ACM '65: proceedings of the 20th national conference, Cleveland, Ohio, USA, August 24-26, 1965. New York: ACM, p. 84-100.
Disponibile anche a http://rogerclarke.com/II/Nelson-1965.pdf.
- NELSON Theodor Holm (1990), Literary machines 90.1: the report on, and of, project Xanadu. Sausalito: Mindful Press. Traduzione italiana di Valeria Scaravelli e Walter Vannini pubblicata da Franco Muzzio col titolo Literary machines 90.1: il progetto Xanadu (1992).
- NELSON Theodor Holm (2002), Philosophy of hypertext, submitted for the Ph. D. degree at Keio University, 10 January, 2002. Ristampa anastatica: Sausalito: Mindful Press, 2017.
- NIELSEN Jakob (1995), Multimedia and hypertext: the Internet and beyond. Boston: AP Professional.
- NYCE James M. - KAHN Paul (1991), From Memex to hypertext: Vannevar Bush and the mind's machine, edited by James M. Nyce and Paul Kahn. San Diego: Academic Press. Traduzione italiana di Girolamo Mancuso pubblicata da Franco Muzzio col titolo Da
Memex a hypertext: Vannevar Bush e la macchina della mente (1992).
- NYKAMP Duane Q. (2017), An introduction to networks. In: Math insight, Fall 2017, https://mathinsight.org/network_introduction.
- PARRACCIANI Adriano (2011), Sono il Web e vengo da lontano. In: Archeo Computing, 7 agosto 2011, https://archeocomputing.wordpress.com/tag/vannevar-bush/.
- RADA Roy (1991), Hypertext: from text to expertext. London: McGraw-Hill. Disponibile anche a http://userpages.umbc.edu/~rada/cv/pubs/hypertextbook/.
- RIDI Riccardo (2007), La biblioteca come ipertesto: verso l'integrazione dei servizi e dei documenti. Milano: Editrice Bibliografica.
- RIDI Riccardo (2010), Il mondo dei documenti: cosa sono, come valutarli e organizzarli. Roma - Bari: Laterza.
- RIDI Riccardo (2018), Ipertesto. Roma: Associazione Italiana Biblioteche.
- RONCAGLIA Gino (1999), Ipertesti e argomentazione. In: Le comunità virtuali e i saperi umanistici, a cura di Paola Carbone e Paolo Ferri. Milano: Mimesis, p. 219-242.
Preprint disponibile da dicembre 2004 in E-LIS a http://eprints.rclis.org/5726/.
- RONCAGLIA Gino (2011), E-book ed ipertesti: un incontro possibile? In: Les historiens et l'informatique: un mètier à rèinventer, ètudes rèunies par Jean-Philippe Genet et Andrea Zorzi, Roma: ècole Française de Rome, p. 29-43.
Disponibile anche a https://www.torrossa.com/resources/an/2469694.
- RYAN Johnny (2010), A history of the Internet and the digital future. London: Reaktion Books. Traduzione italiana di Paola Pace pubblicata da Einaudi col titolo Storia di Internet e il futuro digitale (2011).
- SALARELLI Alberto (1997), World Wide Web. Roma: AIB.
- SALARELLI Alberto (2014), Sul perchè, anche nel mondo dei Linked Data, non possiamo rinunciare al concetto di documento, "AIB Studi", 54, n. 2/3, p. 279-293. Disponibile anche a http://aibstudi.aib.it/article/view/10128/10140.
- SOWA John F. (2017), Mathematical background. Last modified 6 August 2017, http://www.jfsowa.com/logic/math.htm. Revised and extended version of Appendix A from the book Knowledge representation:
logical, philosophical, and computational foundations (Pacific Grove: Brooks Cole, 2000).
- TREBING Lars (2006), Was ist Hypertext?. In: Studium, 12.4.2006, http://www.ltrebing.de/studium/hypertext/.
- WEISSTEIN Eric (2018), Graph. In: Wolfram MathWorld, last updated March 29 2018, http://mathworld.wolfram.com/Graph.html.
- WOODHEAD Nigel (1991), Hypertext and hypermedia: theory and applications. Wilmslow: Sigma Press, Wokingham: Addison-Wesley.
- ZANI Maurizio (2006), Granularità: un percorso di analisi, "DigItalia", 2, n. 2, p. 60-128. Disponibile anche a http://digitalia.sbn.it/article/view/302.
|
pagina a cura di Riccardo Ridi,
creata 2019-11-25, ultimo aggiornamento 2024-01-24