L'Internet di tutti i giorni
Quando ho scritto con Giuseppina Manera prima Incontri virtuali (1997) e qualche anno dopo
Dalla email al chat multimediale (2000), lo scopo principale
di un'introduzione era convincere il lettore dell'utilità di Internet,
per poi spiegargli che la Rete era, al di là delle vetrinette
del Web, uno strumento molto versatile per comunicare, non troppo
difficile da usare e non particolarmente misterioso.
Oggi tutto è cambiato. Internet è diventata per molti
italiani qualcosa con cui hanno a che fare molto spesso, o a casa,
per svago e per coltivare i propri interessi, o sul lavoro, se non
altro per gestire la posta elettronica, oppure ancora perché
la usano i loro figli. In un mondo con forse 500 milioni di utenti e
6 miliardi di pagine Web, la Rete ha perso gran parte del suo mistero,
sia che fosse un temuto «lato oscuro» sia che si trattasse
di una magia stupefacente.
Anche l'Italia, per quanto indietro rispetto agli altri paesi
industrializzati, secondo i dati prudentissimi del Censis/Ucsi (2002)
conta nella fascia di età tra 14 e 85 anni quasi 7 milioni di navigatori
che usano la Rete come strumento personale, pari a circa il 14% del
loro totale.
Oggi saper trovare un'informazione su Web ed essere in grado di
scrivere e spedire correttamente una email è importante quanto
avere la patente o masticare un po' di inglese. In un mondo sempre
più interconnesso, l'ufficio, grazie alle reti, può
seguirci ovunque. Per quanto la cosa possa non essere sempre gradita,
saper usare la propria scrivania elettronica «anytime and anywhere»,
in ogni momento e in ogni luogo, come recitano diversi slogan,
diventerà un obbligo. Malgrado l'importanza del comunicare in
Rete, con una pratica che non è difficile da apprendere, oggi
anche tra chi già usa Internet il livello di alfabetizzazione
in merito è molto basso, soprattutto nel nostro paese. Le mail
illeggibili o fuori netiquette abbondano, lo spam impera e pochi
saprebbero come partecipare a una riunione in chat.
La Rete è cosa di tutti i giorni ma è ben lontana
dall'avere raggiunto la familiarità che contraddistingue l'uso
di altri mezzi di comunicazione; quindi ha ancora bisogno di manuali.
Per comunicare con successo in Internet continua a essere necessaria
sia una conoscenza degli strumenti o ambienti disponibili in Internet,
con spiegazioni tecniche che diventano sempre più facili e che
sono l'oggetto della prima parte di questo volume, sia conoscere le
regole di comunicazione che si devono seguire, argomento che viene
affrontato nella seconda parte.
Un'altra novità di questi ultimi anni, oltre alla quotidianità
e alla normalità a cui è ormai approdata la Rete,
è data dalla pubblicazione di numerosi studi di diversi
ricercatori, per lo più psicologi e sociologi, sulla Computer
mediated communication, la Cmc, e sui luoghi della comunicazione
personale on line.
Fino a poco tempo fa si poteva partire solo dalle osservazioni - sempre
valide - dei soliti Howard Rheingold (1994), Sherry Turkle (1997) e
pochissimi altri. Adesso sono disponibili diverse ricerche, anche
quelle dei primi studiosi italiani che si sono addentrati nei
meandri di Irc o delle liste di discussione. C'è meno spazio
per i ragionamenti a ruota libera, che oggi hanno perso buona parte
del loro fascino romantico e inventivo, e si possono e si devono
sfruttare e citare i lavori già esistenti.
Giuseppina Manera, che ringrazio ancora per i due libri scritti
insieme, ha deciso di non partecipare alla redazione di questo testo.
Senza apporti filosofici, questo manuale prende atto della nuova
condizione in cui si trova Internet e diviene pratico e aderente ai
fatti.
Aderente ai fatti per quanto possibile, poichè la ricerca
è solo agli inizi, su un terreno che diversi autori, da
Giuseppe Mantovani (1995), a Patricia Wallace (2000) e a Gabriella
Pravettoni (2002), riconoscono difficile da indagare e costellato da
risultati contraddittori. Chi frequenta i luoghi della comunicazione
interattiva on line è molto poco disposto a lasciarsi campionare
o a rispondere sinceramente a lunghi e seri questionari; ogni tanto
occorre quindi mettere da parte gli strumenti più scientifici
e accademici per immergersi semplicemente nel mezzo, da utente tra
gli utenti. Nel caso del chat, per esempio, senza grossa fatica si
possono avere in un anno dei contatti significativi, cioè
ripetuti e con qualcosa di più del solito "age, sex, location",
con almeno un centinaio di persone che, senza i riflettori della
ricerca puntati addosso, sono abbastanza sincere.
Per alleggerire questo manuale, che vuole essere soltanto divulgativo
e informativo, ho dunque sintetizzato e semplificato molto i lavori e
le riflessioni degli autori che ho preso in esame, fidando nella loro
indulgenza, e li ho affiancati quando mi è sembrato opportuno
con le considerazioni che riesco a formulare dopo 11 anni di uso
quotidiano e «immersivo» della Rete, dopo le conversazioni
significative, anche se amichevoli e non per studio, con più di 1.000
persone di tutti i continenti in diversi tipi di chat, e dopo un numero
incalcolabile di mail ricevute e spedite sia in privato sia in pubblico.
Lascio volentieri ai ricercatori il compito e il tempo di arrivare a
lavori e a conclusioni più serie e più scientifiche delle
mie.
Un terzo aspetto di Internet, invece, non è ancora cambiato, o
non molto, contrariamente alle previsioni della maggior parte degli
osservatori. È dal 2000, almeno, che si prevede che le
connessioni veloci della cosiddetta «banda larga»
imporranno in Rete l'uso di microfoni e telecamere, spazzando via il
testo scritto, ma oggi questa rivoluzione non si è ancora
verificata. La multimedialità non rimpiazza il testo scritto
non solo perché la fibra ottica e le linee Dsl non si sono
diffuse abbastanza rapidamente, ma anche perché la mediazione
della scrittura ha una valenza protettiva, di schermo, a cui non tutti
rinunciano facilmente. Oggi come nel 1997 e nel 2000, dove c'è
la possibilità di usare voce e video spesso si continua a scrivere,
soprattutto per i primi contatti con persone sconosciute.
Dato che di Internet ormai si parla troppo bene, infine, ho riletto i
testi di due caustici accusatori della virtualità, Lorenzo de
Carli (1997), le cui osservazioni, interessanti ancora oggi,
contengono spesso un fondo di verità, e il grande «pentito» della
Rete Clifford Stoll (1996; 2001), molto divertente nelle sue critiche
a Internet, sempre eccessive. Con questi due autori ho costruito in
qualche punto una sorta di piccolo controcanto al coro di entusiasmo
- di cui faccio parte da sempre - che l'on line suscita dal boom
della cosiddetta «net economy» e ancora adesso, malgrado
il suo fragoroso sboom.
Il taglio è pratico e quasi professionale, ma questo è un
libro scritto in modo molto semplice e non rivolto agli addetti ai
lavori e agli esperti di informatica che devono progettare o gestire
i servizi di Cmc per i propri utenti; al contrario, è indirizzato
a questi ultimi, agli utenti, appunto, a chi la Cmc deve usarla in
ufficio per il proprio lavoro quotidiano o vuole utilizzarla a casa
per tessere una nuova rete di conoscenze e di rapporti.
Questo manuale non scende mai nei dettagli tecnici dei singoli
software da usare, ma si limita a descriverne le funzioni senza
riportare i parametri di configurazione o le schermate e i menu da
utilizzare in ciascuno, con rarissime eccezioni. I singoli comandi,
del resto, si possono imparare facilmente leggendo i testi di help
allegati ai programmi. Con un'impostazione analoga, ho cercato di non
cadere mai nella tentazione di compilare delle impossibili «Pagine
gialle» della comunicazione personale in Rete, con interminabili
elenchi di indirizzi, fornendo invece solo dei riferimenti e dei
possibili percorsi, on line e su carta, da cui partire per approfondire
i diversi argomenti.
Tutti gli indirizzi riportati nel testo e nella bibliografia sono
stati verificati a novembre del 2002. I riferimenti e le indicazioni
sia nel testo sia nella bibliografia sono molto esaurienti e
dovrebbero permettere di ritrovare gli eventuali indirizzi cambiati,
usando un motore di ricerca.
Ringrazio molto, per le informazioni e per i preziosi consigli
forniti, Riccardo Ridi, Rita Viotti e Giulia Visintin. Resta inteso
che eventuali errori o imprecisioni sono soltanto a carico mio e non
di chi mi ha gentilmente aiutato.
Mi auguro che questo libro riesca a diffondere una cultura della Cmc
che in Italia è ancora molto scarsa, dato che nel riprendere
le fila del discorso sulla comunicazione personale in Internet, sei
anni dopo averlo affrontato la prima volta, resto sempre con la
convinzione che questo sia uno degli aspetti più ricchi e
più fecondi tra i vari possibili utilizzi di Internet.
Perché «per cercare documenti o informazioni si può usare
uno dei tanti motori di ricerca, è vero, ma quando anche gli
spider, i ragni che cercano nella grande ragnatela, non riescono a
dare una risposta, si cerca e si trova qualcuno in Rete, su una
lista, in un gruppo di discussione, in un chat interattivo. E le
risposte, tutt'altro che automatiche, arrivano sempre»
(Metitieri e Manera, 1997).
|