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ISSN: 2283-303X

I siti web delle biblioteche venete

Analisi, censimento e valutazione


versione ridotta della tesi di laurea in biblioteconomia, Corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali, Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli studi di Venezia Ca' Foscari, relatore prof. Riccardo Ridi, correlatore dott. Giorgio Busetto, anno accademico 1999/2000, discussa il 22 febbraio 2001.
di Sara Franzoso (in linea da aprile 2001) 

ANALISI E VALUTAZIONE

§11. Alcuni problemi relativi ai tag HTML

Come si è già visto, la conoscenza del linguaggio HTML è fondamentale per la creazione ed il mantenimento del sito web della biblioteca. Si tratta di un linguaggio abbastanza semplice da imparare e che permette di realizzare le pagine web secondo le proprie esigenze specifiche. È costituito da tag, cioè da comandi che codificano il significato[1] di una stringa di testo, spiegando al browser come deve visualizzarla sullo schermo.
Gli autori analizzati si soffermano soprattutto sullâutilità del linguaggio HTML per creare un lay­out piacevole e chiaro e per organizzare le categorie dei contenuti del sito. COOPER [1997a] e [1997b] dà alcuni suggerimenti su come impostare le pagine web in modo che gli utenti si muovano più facilmente tra di esse. Egli consiglia di usare i tag <p> (paragraph = paragrafo) e <br> (break rule = a capo; anche <hr> = hard rule, cioè linea marcata) per separare le sezioni di una singola pagina ed evidenziarle singolarmente, guidando lo sguardo dellâutente e i tag <h> (heading = intestazione, assume i valori tra 1 e 6, rimpicciolendo progressivamente la grandezza del carattere) per le intestazioni delle diverse sezioni: le più generali saranno evidenziate, per esempio, con un <h3>, le sezioni interne con un <h4>, e così via fino alle categorie più specifiche, mentre <h1> sarà riservato al titolo della pagina, poiché genera un carattere molto grande.
Un altro metodo per evidenziare, ad esempio, le categorie di contenuti sulla home page si pu˜ ottenere anche con le liste

"Providing lists for your audience to view will allow them to quickly see and understand what information is available on your Web pages."[2]

<ul> (unordered list = lista non numerata, crea un lista in cui le varie voci sono evidenziate da un puntino), <ol> (ordered list = lista numerata, dove le voci sono evidenziate da un numero) e <dl> (definition list = liste di definizioni, dove gli elementi della lista sono visualizzati con un rientro rispetto allâintestazione della lista stessa) sono i tag utili a questo scopo[3] . Ci sono alcuni tag, però, che sarebbe bene non usare, per non creare pagine che siano visualizzate in maniera diversa (o non vengono visualizzate affatto) da browser diversi da quello usato per la creazione del sito. Il tag <font>, ad esempio, consente di impostare lâutilizzo di un certo carattere, definendone anche il colore e la grandezza. Non tutti i browser, però, interpretano allo stesso modo questo comando, che perciò è da molti sconsigliato. Il W3C, infatti, consiglia di usare gli style sheets [4], ovvero i fogli di stile, file in cui sono inserite tutte le informazioni sulla presentazione dei documenti, cioè sulla loro impaginazione, il loro stile grafico, il colore del testo, i caratteri e la loro grandezza, ecc.. Gli esperti di usabilità dei siti Web auspicano che lâuso dei fogli di stile diventi sempre più comune, perché essi permettono di separare presentazione e contenuti del documento, "il grande ideale del Web [...] sistema multipiattaforma per antonomasia" [5].
Esistono due modi di creare i fogli di stile: si possono inserire le informazioni nella parte <head> del formato HTML del documento, attraverso lâuso del tag <style>...</style>; oppure si possono creare dei fogli di stile esterni, collegati al documento attraverso un link nellâintestazione dello stesso. Questo secondo metodo è il migliore, perché permette di impostare la presentazione delle pagine del proprio sito una sola volta, poiché tutte le pagine fanno riferimento allo stesso foglio di stile, quindi anche di effettuare eventuali cambiamenti una volta soltanto. NIELSEN [2000] ricorda anche che i fogli di stile esterni non gravano sul codice HTML delle pagine web, che perciò si caricano più velocemente[6].
Il W3C raccomanda di usare correttamente anche le tabelle, cioè di servirsene solo per rappresentare delle tabelle di dati e non, come spesso accade, per impaginare i testi[7]: in questo modo, infatti, le tabelle non si "trasformano in maniera elegante ", come è raccomandato dal W3C, ma è probabile che, nel caso, ad esempio, di un utente che usa un browser solo testuale, il loro contenuto venga visualizzato in maniera confusa.
Si è già parlato del tag <alt> (alternative = (testo) alternativo) e dellâimportanza di usarlo quando ci si trovi in presenza di immagini che potrebbero non essere visualizzabili da tutti, poiché questo comando spiega con un breve testo il contenuto dellâimmagine che non viene caricata dal browser, oltre ad essere letto dagli speech synthesizer, a beneficio degli utenti non vedenti. La stringa di testo è visualizzata solo al passaggio del mouse sullâimmagine, oppure quando si è impostato il browser per navigare in modalità solo testuale, scegliendo, cioè, di non visualizzare le immagini, per esempio nel caso si voglia navigare più velocemente: in una situazione simile, se lâutente, leggendo il testo alternativo, dovesse trovare unâimmagine interessante, potrebbe scegliere di visualizzarla semplicemente modificando le impostazioni del browser. NIELSEN [2000] precisa che ci sono immagini per il contenuto delle quali è importante fornire una spiegazione, perché sono esse stesse importanti allâinterno della pagina, mentre ce ne sono altre, come il logo di unâistituzione o qualsiasi immagine puramente decorativa, per le quali non vale la stessa regola, perché la loro funzione non è fondamentale per la comprensione del contenuto della pagina. Gli speech synthesizer perderebbero tempo a leggere anche queste stringhe di testo, mentre, se trovassero un tag <alt> vuoto, capirebbero che possono ignorare lâimmagine perché essa non è importante per la comprensione del contenuto della pagina[8].
Un grosso problema, invece, non solo per la visualizzazione, ma anche per la navigazione e la stampa delle pagine web, sono i frame. Letteralmente, si tratta di "cornici" che dividono la pagina in più finestre, ognuna con la propria sorgente HTML separata da quella delle altre: ogni finestra, dunque, è una pagina HTML a sé stante. I frame permettono di organizzare il lay­out di una pagina, possono essere molto utili per creare, ad esempio, la "table of contents", come suggerisce NOTESS [1996] [9], ma creano problemi alla navigazione e alla stampa perché il browser non li identifica come un solo documento, ma come più documenti distinti.

"Since each frame contains a separate HTML document, framed documents can take longer to load than a non-framed version of the same information"[10]

"Frames break the unified model of the Web and introduce a new way of looking at data that has not been well integrated into the other aspects of the Web. With frames the userâs view of information on the screen is now determined by a sequence of navigation actions rather than a single navigation action.
Navigation does not work with frames since the unit of navigation is different from the unit of view."[11]
"Ogni frame ha la sua grafica", prosegue NOTESS [1996], "che rende ancora più complessa la visualizzazione da parte del browser": le versioni precedenti a Navigator 2.0 ed Explorer 3.0, per esempio, non hanno questa modalità di visualizzazione.
Sono molte le funzioni che non possono essere svolte "normalmente" in presenza dei frame. Per esempio, un utente che voglia usare il tasto indietro del browser può avere problemi se la pagina cui deve tornare è composta da frame[12], mentre la stampa di un documento è consentita solo se si stampa un frame per volta[13]. Se si vuole salvare lâURL della pagina nei propri bookmark, bisogna fare attenzione: in una pagina composta da più frame, lâURL non cambia al cambiare di un frame, perciò lâURL che verrà memorizzato sarà, in linea di massima, quello della pagina di partenza, non quello con lâassetto di finestre che interessava nel momento in cui si è memorizzato lâindirizzo, che in realtà non esiste in sé, poiché è assemblaggio di più settori, di documenti HTML diversi [14].
I frame, inoltre, danno problemi ai motori di ricerca, che

"Non sono in grado di capire quali assortimenti di frame costituiscono una unità di navigazione che può essere inclusa nei propri indici."[15]
NIELSEN [2000] suggerisce, per rendere migliore lâaspetto dei siti che usano frame, di renderne invisibili i bordi, in modo da ottenere anche un miglior sfruttamento dello spazio della pagina[16], ma la cosa veramente migliore da fare sarebbe non usarli affatto.
NIELSEN [1996], tuttavia, elenca alcuni casi nei quali lâuso dei frame può essere utile, come per esempio nel caso dei menu a tendina, che permettono di risparmiare spazio e accorciare la pagina [17], come già citato a proposito della lunghezza della home page[18], oppure per creare meta­pagine, pagine che commentano altre pagine, utili ad esempio, nel caso di spiegazioni che necessitano di esempi[19]. In tal caso gli esempi saranno contenuti in pagine incastrate nella pagina principale, quella che contiene la spiegazione, che sarà lâunica salvata nel caso si faccia un bookmark.
Dato che non tutti i browser visualizzano i frame, si può usufruire del tag <noframes>...</noframes>, che serve a racchiudere un testo e costrutti alternativi. Quanto scritto tra questi due tag sarà letto soltanto da un browser che non supporta i frame, mentre sarà ignorato da un browser in grado di gestirli.
NIELSEN [2000] si sofferma su un aspetto molto interessante riguardo lâuso dei frame per visualizzare contenuti di altri siti: capita spesso che i link a siti esterni portino fuori dal sito di partenza che, però, se è organizzato con frame, mantiene il frame contenente il menu di comandi per la navigazione interna.
Secondo NIELSEN [2000] in questo modo non si è certi che lâutente sappia di non trovarsi più nel sito di partenza, anche perché lâURL che compare nella finestra del browser è ancora il suo. Lâautore infatti afferma

"Secondo me, mostrare i contenuti di un altro sito allâinterno di un vostro frame è una violazione del copyright. Lâeccezione sarebbe un uso limitato a scopo di commento o critica, che dovrebbe essere consentito come lecito. [...] se il vostro progetto richiede un uso sostanziale di contenuti altrui allâinterno dei vostri frame, contattate un legale specializzato in proprietà intellettuale." [20]

Questo caso potrebbe verificarsi, per esempio, qualora la Biblioteca crei una pagina di link verso lâesterno, dove accada che, attivandoli, si aprirà a destra la nuova pagina, mentre a sinistra resterà in evidenza il frame contenente il menu per la navigazione interna al sito della Biblioteca: in questo modo lâutente potrebbe credere di trovarsi ancora nel sito di partenza.
NIELSEN [2000] consiglia lâuso dei frame inline (frame integrati) per creare barre di navigazione o colonne, perché "il contenuto può essere reso non scorribile e deve essere scaricato dal sito una sola volta". Grazie ai frame integrati la "pagina ospite" visualizza il contenuto proveniente da file esterni, "che scorrono quindi in maniera indipendente allâinterno del contenuto principale" [21].


NOTE

[1] E non lâimpaginazione, come tengono a precisare molti esperti, tra i quali anche NIELSEN [2000], nel tentativo di ricordare quanto può essere utile il linguaggio HTML per creare pagine visualizzabili con ogni browser.

[2] "Usare delle liste per la visualizzazione (dei contenuti) agli utenti può aiutarli a vedere con un colpo dâocchio e quali informazioni sono disponibili sul vostro sito." COOPER [1997a], p. 7.

[3] COOPER [1997a], p. 7; [1997b], p. 52­53. [4] W3C, linea guida 3.

[5] NIELSEN [2000], p. 81.

[6] NIELSEN [2000], p. 81.

[7] W3C, linea guida 5.

[8] NIELSEN [2000], p. 305­306.

[9] NOTESS [1996], p. 65.

[10] "Finché ciascun frame conterrà un documento HTML separato, i documenti su frame richiederanno più tempo per caricarsi degli stessi documenti in versione senza frame" NOTESS [1996], p. 66.

[11] "I frame rompono il modello unitario del Web e introducono un nuovo modo di guardare ai dati che non sono stati ben integrati (sottolineatura dellâautore) con gli altri aspetti del Web. Con i frame la visione che lâutente ha dellâinformazione sullo schermo è ora determinata da una sequenza di operazioni di navigazione invece che da una singola operazione di navigazione. La navigazione non funzionerà con i frame finché lâunità di navigazione sarà diversa dallâunità di visualizzazione " NIELSEN [1996].

[12] Per esempio NOTESS [1996] a p. 66 ricorda che con Navigator 2.0 non era possibile, se ci si trovava in un sito con frame, usare il tasto indietro del browser semplicemente cliccandoci sopra, ma bisognava prima cliccare il tasto destro del mouse. Anche NIELSEN [2000], a p. 86, ricorda che Netscape 2.0 fu la prima versione di un browser che fosse in grado di gestire i frame, ma dice anche che lo faceva "in modo orribilmente scadente" tanto che "nei siti con frame, il bottone indietro non funzionava più".

[13] La finestra di stampa chiede se si vuole stampare solo il frame selezionato.

[14] Per aggirare questo problema, si può posizionare il mouse nella finestra di cui si vuole memorizzare lâURL e cliccare il tasto destro del mouse, selezionando poi dal menu che apparirà lâopzione "Aggiungi a preferiti". Per essere certi di aver memorizzato lâURL corretto basterà selezionarlo dal menu "Preferiti" e controllare che porti alla pagina desiderata. LâURL di ogni singolo frame è visualizzabile sempre servendosi del tasto destro del mouse come spiegato sopra, selezionando lâopzione "Proprietà": in tal modo si visualizzano le proprietà della pagina, compreso il suo URL specifico, che può così essere anche copiato e incollato.

[15] NIELSEN [2000], p. 87.

[16] NIELSEN [2000], p. 87.

[17] NIELSEN [1996].

[18] CUNNINGHAM [1999], p. 614, cap. I, par. 4.

[19] NIELSEN [1996] e NIELSEN [2000], p. 91.

[20] NIELSEN [2000], p. 91.

[21] NIELSEN [2000], p. 91­92.


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