ESB Forum
ISSN: 2283-303X |
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Biblioteca miadi Giulia Visintin (in linea da gennaio 2002)
Il CD-ROM1 si presenta come un programma per organizzare e amministrare una biblioteca (volendo, anche più d'una contemporaneamente, mantenendone distinti patrimoni e attività): il software non ha necessità di venire installato direttamente sul PC, ma la sua esecuzione - anche in sola lettura - ha per effetto la creazione di file sul disco fisso, in una directory dal nome 'Biblioteca'. La provenienza dalla casa editrice Fatatrac, specializzata in pubblicazioni rivolte a bambini anche molto piccoli, e soprattutto l'inconfondibile impronta grafica degli autori lo qualificano immediatamente come uno strumento adatto a lettori giovani e giovanissimi. Nella ricca produzione della coppia formata da Cristina Lastrego e Francesco Testa2 la biblioteca è una presenza consueta, probabilmente anche grazie alla non episodica attività svolta personalmente dai due autori nelle biblioteche per ragazzi. Già da qualche anno, infatti, fra i titoli più narrativi della loro bibliografia, spiccavano due opuscoli - Mi piacciono i libri e Mi piace la biblioteca3 - disposti in modo da lasciare molto agio alla compilazione personale, con appunti e disegni, dei piccoli lettori, invitandoli a tenere note di lettura e a familiarizzare con l'organizzazione di quelle biblioteche che - come si sa - quando esistono riscuotono generalmente un buon successo in termini di frequentazione e uso proprio fra i lettori più giovani. Il CD-ROM Biblioteca mia appare dunque la naturale evoluzione di quei titoli, offrendosi come strumento, piuttosto articolato, da usare più che da leggere, spazio aperto da riempire di dati piuttosto che gioco da seguire lungo percorsi predefiniti. La piacevolezza della grafica e la deliberata semplicità dello strumento permettono di mantenersi in equilibrio fra l'occasione ludica di una prova di vita adulta (un po' come i vecchi giochi in scatola del piccolo chimico, dell'ufficio postale o della banca) e la possibilità di fare sul serio, mai del tutto esclusa. Proprio questa doppia possibilità spinge a considerare le scelte organizzative presentate nel CD-ROM dal punto di vista dei risultati che si possono ottenere dalla loro applicazione pratica - applicazione che è poi lo scopo dichiarato di questo strumento - nella realizzazione effettiva di un catalogo e di un registro dei prestiti di una vera biblioteca, magari di proporzioni ridotte. Ma può anche essere interessante riflettere su che cosa di una biblioteca si possa imparare esercitandosi con questo strumento. Le attività offerte coprono in effetti tutte le attività fondamentali di una biblioteca: acquisizione, iscrizione, prestito, statistiche e regolamento. Naturalmente tutte le operazioni sono semplificate, o meglio ridotte agli elementi essenziali. Ad esempio, la pagina Regolamento consiste di una tabella da compilare con l'orario della biblioteca, l'indicazione della durata massima prevista per il prestito e da uno spazio per brevi comunicazioni, preceduta dalla frase 'Dice il bibliotecario:'. È senz'altro interessante che il programma preveda più di un'attività di tipo amministrativo: oltre alla registrazione delle nuove acquisizioni (in sostanza la catalogazione dei documenti) sono infatti disponibili alcune tabelle per mezzo delle quali conoscere i libri più frequentemente presi in prestito, i lettori che hanno preso più libri in biblioteca, e le quantità di iscritti, di prestiti e di documenti posseduti e prestati. In questo modo il programma dà la possibilità di passare da una semplice gestione delle transazioni - informative-catalografiche e di fornitura dei documenti - all'apprendimento della complessità del sistema costituito dai lettori, dai documenti e dagli scambi che vi si svolgono. Come in ogni biblioteca, tutte le registrazioni delle attività si imperniano sulle informazioni bibliografiche contenute nel catalogo. Da questo punto di vista, però, l'impostazione del programma offre vari aspetti passibili di critica. La scelta della semplicità, dettata dal pubblico d'elezione (e probabilmente anche da un comprensibile desiderio di snellezza del software), produce qui effetti non sempre altrettanto semplici e intelligibili. L'attività di acquisizione - in parallelo, come si vedrà, alla consultazione del catalogo - offre quattro moduli differenti per l'inserimento dei dati bibliografici, relativi rispettivamente a libri, video, musica, CD-ROM (le definizioni degli oggetti quelle usate nel programma). I dati richiesti per ciascun tipo di oggetto sono riassunti nella seguente tabella.
Tanto per cominciare dalla fine, o quasi, risulta curiosa la presenza della segnatura (qui definita 'collocazione'). Curiosa non tanto per il fatto che non ne viene data alcuna definizione4. Piuttosto perché in nessun altro luogo del programma ne viene fatto alcun uso: non nelle transazioni di prestito e neppure - stranamente - nella consultazione del catalogo, dove qualche utilità di raccordo con la realtà fisica degli scaffali della biblioteca potrebbe anche averla. In sostanza la segnatura si può scorgere soltanto aguzzando la vista, in alcune illustrazioni dei testi di aiuto, dove sembra costituita da simboli numerici di presumibile derivazione da uno schema della Classificazione Dewey. Ogni altra allusione a criteri di disposizione fisica dei documenti fa riferimento alla suddivisione per genere. Si tratta di quattro batterie (anche qui differenti una dall'altra) di categorie indicate come possibili suddivisioni per libri, video, registrazioni sonore e CD-ROM. Anche in questo caso una tabella può aiutare a cogliere somiglianze e differenze nel trattamento dei diversi oggetti (la grafia dei termini riproduce quella usata nel programma).
A ciascuna delle voci di questi elenchi è associato un simbolo iconico, con i limiti di arbitrarietà e interpretazione che si verificano in questi casi, limiti peraltro facilmente superabili una volta acquisita una po' di consuetudine, come per qualunque sistema di rappresentazione simbolica5, tanto più se graficamente gradevole, come in questo caso. Per quel che riguarda la suddivisione 'Altro', unica presente in tutte e quattro le liste, il simbolo scelto è stato - appropriatamente, verrebbe da dire - un punto interrogativo6. Per completare il panorama dei dati bibliografici e soprattutto del loro uso, si può riprendere la prima tabella, affiancando - per ciascun oggetto - i dati registrati all'atto dell'acquisizione e quelli effettivamente leggibili durante la consultazione del catalogo.
La più immediata delle osservazioni consiste ovviamente nel chiedersi a che serva registrare informazioni che poi non risultano visibili nelle risposte del catalogo. La risposta è che alcune informazioni fungono soltanto da punti d'accesso. Ne deriva la commistione - non rara in cataloghi a questo grado di semplificazione - fra funzione descrittiva e funzione indicale di alcuni dati. Se si parla di indicizzazione, la prima formalizzazione che viene in mente è l'inversione degli elementi nei nomi di autori e simili: nelle schede d'esempio, questa inversione compare regolarmente nei campi autore, illustratore, regista, esecutore, ecc. 7. Le possibilità di ricerca sono due: quella definita tout court 'ricerca', che consiste nell'interrogazione attraverso un termine, e quella definita 'cataloghi', che corrisponde alla selezione di una parte del catalogo (sempre relativa ad una categoria di oggetti) sulla base di una caratteristica. Il tutto riassunto nella tabella che segue.
C'è da osservare dunque che mentre il dato, ad esempio, 'illustratore' (non visibile scheda per scheda) costituisce bensì in sede di ricerca uno dei possibili punti d'accesso, non si può verificare la congruenza della risposta del catalogo sulla base dei dati descrittivi ottenuti. Ma non è il solo aspetto scarsamente comprensibile. La lunghezza dei campi di ciascuna scheda è piuttosto ridotta: questa circostanza può tutto sommato spiegarsi con le caratteristiche in scala dell'intero programma. Tuttavia provando a consultare il catalogo per mezzo della parola 'televisore' - presente in uno dei titoli già inseriti per esempio - si ottiene la risposta appropriata, sì, ma per vie misteriose, visto che in una delle due schede ottenute la parola 'televisore' non compare, a causa appunto della brevità del campo riservato al titolo: si tratta dell'ultima parola di un titolo lunghetto. Poco chiara può risultare anche l'equivalenza di fatto fra i dati 'editore' e 'anno' in sede di inserimento e 'edizione' in lettura del catalogo: si può verificare, sempre dagli esempi, che il dato 'edizione' risulta dalla combinazione dei dati 'editore' e 'anno'. L'ingenuità più vistosa è tuttavia probabilmente un'altra: la suddivisione rigida in campi (tipica di un'organizzazione degli archivi che tenda alla massima semplificazione) non prevede la ripetibilità neppure del campo 'autore' e di quello 'illustratore', che invece possono sovente riferirsi a più di una persona. Caso quello - dei lavori in collaborazione - talmente frequente da potersi considerare la norma nel campo delle pubblicazioni per bambini e ragazzi. La scelta si dimostra addirittura paradossale nelle schede di esempio presenti nel programma, che in molti casi si riferiscono ad opere degli stessi Lastrego e Testa, costretti a vedere i loro nomi convivere (e neppure per intero) nella brevità di un solo campo, salvo venire legittimamente ripetuti pari pari sia alla voce 'autore' sia a quella 'illustratore'. Queste incoerenze possono essere considerate di poco conto in se, giustificabili con la semplicità d'impianto dell'archivio. Ma, come in una carta geografica il percorso di un fiume non muta posizione al variare del rapporto di scala (semmai alcuni particolari si riducono fino a diventare impercettibili), sarebbe legittimo chiedere ad uno strumento che si propone anche l'insegnamento dell'organizzazione dei dati catalografici una maggior coerenza complessiva del trattamento di quei dati. Dove si rivela meglio la difficoltà della coerenza - la semplicità più ardua da ottenere, ma probabilmente anche la più istruttiva - è nella scelta di distinguere in maniera così netta il trattamento delle quattro categorie di oggetti previste: libri, CD-ROM, registrazioni sonore e registrazioni visive. Non c'è dubbio che vi siano alcune differenze esteriori fra i quattro tipi. Ma è proprio vero in ogni caso? Anche senza tirare in ballo i DVD prossimi venturi, quale differenza potrà mai vedersi - pensiamo anche ai bambini invitati a servirsi di questo programma - fra un disco di plastica che contiene soltanto musica ed un altro, assolutamente identico ad occhio nudo, che contiene musica e immagini, soprattutto se per conoscerne il contenuto ci si serve della medesima apparecchiatura? O almeno, una tale differenza autorizza una separazione così rigida nel trattamento? Anche la ricerca nel catalogo, infatti, proprio come la descrizione catalografica, parte sempre dalla scelta di una fra le quattro sezioni proposte. Non c'è modo di ottenere una risposta che faccia riferimento alla totalità del patrimonio della biblioteca. Parlando di oggetti da trattare in biblioteca, non sarà il caso naturalmente di ricordare le pur legittime riflessioni intorno alla convergenza al digitale dei mezzi di comunicazione8, basterà limitarsi alla banalissima considerazione che tracciando una qualunque distinzione elementare fra categorie, anche in un ambito circoscritto come questo, non passerà molto prima che si presenti un'entità di difficile assegnazione - soprattutto se la distinzione è compiuta in termini così poco precisi eppure così nettamente definiti come quelli scelti nel software. Questa inclinazione così spiccata ad una poco sostenibile categorizzazione risulta insomma poco utile all'apprendimento dell'organicità della biblioteca. Categorizzazione che dimostra ancora meglio i suoi aspetti contraddittori nella ripartizione dei generi previsti, dove spiccano alcune differenti suddivisioni non facilmente spiegabili (mentre libri e CD-ROM di storia e geografia sono riuniti sotto un'unica voce, ce ne sono due separate per i video), generi presenti solo per certi oggetti (non possono esistere CD-ROM sugli hobby?), una terminologia non proprio precisa (le religioni sono molte, come le scienze, ma la cultura è una sola; la natura e gli animali nominati sullo stesso piano, come se si trattasse di concetti al medesimo livello) e certo non sempre facile da spiegare (quando comincia la musica moderna?). Quella che probabilmente è parsa una scelta pratica e chiara si rivela dunque come il suo contrario, una complicazione non solo comunicativa. Un'impostazione gravida di tante e tali conseguenze produce insomma una crepa vistosa sia nella struttura del catalogo - che perde il proprio carattere costitutivo di strumento integrato e organizzato - sia nelle finalità didattiche, visto che per imparare come funziona una biblioteca sembra obbligatorio passare attraverso distinzioni che di bibliotecario hanno assai poco, e che può darsi non siano neppure tanto agevoli da comunicare ai giovani lettori ai quali Biblioteca mia si rivolge. Ma c'è un'ultima osservazione da fare, una replica spontanea all'obiezione che tutto sommato una tale organizzazione non è così rara a trovarsi fra i cataloghi attualmente disponibili, e dunque che l'esperienza che si può ricavare da questo software non è poi così distante dalla realtà. Se è vero che - proprio come succedeva una volta per il piccolo chimico - fra le giovani persone che useranno questo programma si nascondono alcuni fra i bibliotecari di domani (e in ogni caso tutti, domani e oltre, si troveranno a fare i conti con informazioni e cataloghi), c'è da chiedersi se non sia un'occasione persa il rappresentare biblioteca e catalogo con tratti così statici e non offrire invece la possibilità di gettare uno sguardo verso quel futuro che appartiene proprio alle bambine e ai bambini di oggi. "Sono convinta che nei libri per bambini, come in quelli per gli adulti, non ci debbano essere censure. Che si possa e si debba parlare di tutto quello che interessa realmente i giovani lettori o che fa parte della loro esperienza. Sono anche convinta che non esistono argomenti "troppo difficili". Ai bambini si può spiegare qualsiasi cosa, a due condizioni. La prima è che loro siano realmente interessati all'argomento. [...] La seconda è la necessità che l'adulto che spiega una cosa l'abbia capita molto bene lui stesso, e sia capace di trovare parole, esempi, somiglianze, comprensibili al bambino. L'unica censura non solo permessa, ma necessaria, è quella che riguarda la noia, l'ipocrisia, la menzogna, l'edulcorazione addomesticata, la mancanza di chiarezza. E, almeno per quanto mi riguarda, la disperazione. La speranza è una virtù indispensabile per affrontare la vita. Qualche volta noi grandi [...] siamo così stanchi e delusi da aver voglia di gettare le armi. Però sono convinta che tale sensazione, tale visione del mondo, non vada mai comunicata ai più giovani, non fosse altro che per un atto di umiltà. Chi l'ha detto che loro non siano più forti e più bravi di noi? Chi l'ha detto che non possano raggiungere gli obiettivi che a noi sembrano irrealizzabili?" 9.
[1] Biblioteca mia / Cristina Lastrego, Francesco Testa. Fatatrac, 2000. 1 CD-ROM + 1 fasc. ISBN 88-8222-068-0, 98.000 lire. Hanno collaborato: Daniele Rolando (software e suono), Jaia Pollone (interfaccia e animazione), Stefania Rao e J. Pollone (grafica), Chiara Ferrero (debugging), Adriana Gino (consulenza biblioteconomica), Piero Floris, Edda Carlon, Arianna Floris (consulenza pedagogica). [2] Ce ne si può fare un'idea leggendo l'intervista di Romano Vecchiet ai due autori, Progettare a quattro mani, "Sfoglialibro", 2 (1989), n. 6, p. 32-37. [3] Entrambi pubblicati dalla stessa editrice Fatatrac. [4] Oltre alla possibilità di ricorrere a spiegazioni ausiliarie in ogni pagina del programma, l'opuscolo che accompagna il CD illustra abbastanza dettagliatamente i vari passi del procedimento. Di collocazione, però, non si parla mai, e il dato non compare neppure nell'illustrazione di p. 11, anche se nella sua spiegazione si afferma che i dati 'serviranno a preparare le etichette che potranno essere stampate ed incollate all'interno e sulla costola del libro'. [5] Che gli esseri umani siano 'animali etichettanti' (naturally labelling creatures) è stato suggerito da Mark Field, Cataloguing and the name of things, "Catalogue & index", n. 133 (Autumn 1999), p. 1-3. [6] Dalla previsione di questa possibilità non vanno esenti certo schemi di classificazione più organici e ampi; tuttavia, come icasticamente ricorda Carlo Revelli, "dove si trova una voce-pattumiera ("altri", "miscellanea", ecc.) è frequente che si riveli l'incertezza" (Fenici, zanzare ed elefanti: alcune riflessioni sulle novità della 20. edizione della DDC / C. Revelli, "Biblioteche oggi", 8 (1990), n. 6, p. 687-700 (693). [7] Magari non sarà un problema frequentissimo in questo contesto, ma che cosa succederà - tanto per dire - con le autrici anglosassoni provviste di più di un nome, non rare da trovarsi nella letteratura infantile, anche in lingua italiana? [8] Efficacemente esposte ad esempio ne Il mondo digitale: introduzione ai nuovi media / Fabio Ciotti e Gino Roncaglia. Laterza, 2000. [9] Storia delle mie storie / Bianca Pitzorno. Pratiche, 1995, p. 138-139 (il corsivo è mio). |
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