ESB Forum
ISSN: 2283-303X |
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Archivio digitale. E da manualepubblicato anche a stampa, in versione ridotta, in "Puntocom. Il punto quotidiano della comunicazione", II (2002), n. 147 (29 luglio 2002), p. 14. versione completa dell'intervista di Valentina Solari a Riccardo Ridi (in linea da agosto 2002, ultimo aggiornamento dicembre 2002) Riccardo Ridi e Fabio Metitieri sono
gli autori di Biblioteche in rete. Istruzioni per l'uso (Laterza,
2002, 275 p., euro 16,00), nuova edizione, rivista e aggiornata,
di Ricerche bibliografiche in Internet, pubblicato per Apogeo
nel 1998. Chiediamo a Riccardo Ridi, professore associato di biblioteconomia
presso l'Università degli studi di Venezia e coordinatore
di AIB-WEB (il Web dell'Associazione Italiana Biblioteche): perché
si è resa necessaria una revisione del testo e quali sono
le differenze principali tra le due edizioni? Il problema non erano solo gli indirizzi, che i webmaster modificano in continuazione senza grandi riguardi per gli utenti, ma anche le strategie, le tendenze, le funzioni e la consistenza delle risorse bibliografiche disponibili in Internet. Lo scenario descritto nel 1998 si è evoluto massicciamente, quindi in questa edizione è stato necessario aggiungere o riscrivere completamente più di 130 pagine. Il capitolo dedicato al panorama statunitense, che era il più corposo, è stato ridotto a meno di un terzo delle dimensioni originali, mentre quello dedicato alle biblioteche e ai cataloghi del nostro paese è più che raddoppiato. Un cambiamento, questo, che riflette l'aumento di disponibilità delle risorse italiane, finalmente in grado di interessare a fondo i nostri ricercatori. Significativo anche che il capitolo relativo ai documenti digitali disponibili integralmente in Rete sia stato arricchito fino a diventare il più voluminoso del manuale. Oltre a tener presenti i notevoli cambiamenti avvenuti nel mondo delle biblioteche (reali e virtuali) e delle banche dati bibliografiche, ci siamo accorti che iniziano a essere presenti in Rete anche gli inventari degli archivi storici e i cataloghi dei musei. Per gli archivi storici, un settore decisamente specialistico e spesso trascurato, abbiamo coinvolto un'esperta (Claudia Salmini, dell'Archivio di Stato di Venezia), in modo da offrire ai lettori un testo introduttivo sintetico ma autorevole e completo. Si è spesa anche qualche parola in più sull'evoluzione delle interfacce, prendendo in considerazione la possibilità che alcuni servizi diventino disponibili da un lato, molto semplificati, sui terminali mobili e dall'altro, su PC, con soluzioni più elaborate, tridimensionali. La bibliografia è stata aggiornata, non solo aggiungendo testi resisi disponibili nel frattempo, ma anche riducendo i riferimenti troppo specialistici e favorendo piuttosto quelli a carattere introduttivo e quelli in lingua italiana. Sono stati infine inseriti la numerazione dei capitoli, utile per seguire i numerosi rimandi presenti nel testo, e un elenco degli acronimi utilizzati, due strumenti che erano stati esclusi dalla versione precedente, a causa di un malinteso con l'editore. Nel tempo intercorso dalla pubblicazione della prima edizione, quali sono stati i cambiamenti più rilevanti nel panorama delle biblioteche e degli archivi digitali? Dal punto di vista delle modalità di consultazione, si può dire che sono pressochè sparite le interfacce "a caratteri" via Telnet, ormai quasi completamente sostituite da quelle grafiche via Web. Stanno anche aumentando le implementazioni del protocollo Z39.50, uno standard assai utile per la semplificazione delle ricerche, anche se gli utenti lo usano solo se viene "incorporato" nelle risorse consultate senza che ci si accorga della sua esistenza. Molti i cambiamenti anche sul fronte dei contenuti. In Italia, ad esempio, il più vasto catalogo collettivo (l'Indice del Servizio bibliotecario nazionale) è cambiato notevolmente, ed è nata una nuova importante risorsa, il MetaOpac Azalai italiano (MAI), che permette di interrogare in modo unitario circa 150 cataloghi non inclusi nell'Indice SBN. Ma anche all'estero l'evoluzione dell'informatizzazione degli archivi ha trasformato profondamente la struttura delle basi dati disponibili on line, con nuovi accorpamenti e suddivisioni. Sono quindi cambiate disponibilità e struttura di molte banche dati, con la modifica dei servizi offerti, tanto per fare alcuni esempi, dall'Unione Europea, dalla National Library of Medicine americana, e da OCLC, che è il più vasto catalogo bibliotecario collettivo mondiale e al tempo stesso uno dei maggiori distributori di banche dati specializzate. In Rete ci sono poi sempre di più non solo bibliografie e cataloghi da consultare, ma anche testi integrali da leggere. Tutta l'editoria, grazie a Internet, si sta trasformando e si appresta a una nuova rivoluzione, con gli e-book, la stampa on demand e una presenza on line sempre più consistente di librerie e case editrici. Il concetto stesso di libro è in discussione: se di supporti diversi dalla carta si parla ormai da qualche anno, oggi i primi prototipi sono pronti e vengono già commercializzati. Anche leggi e normative si trovano più facilmente, con la comparsa in Internet, finalmente, delle Gazzette ufficiali consultabili gratuitamente. Sempre maggiore, infine, la rilevanza del "Web invisibile" inaccessibile ai motori di ricerca come Altavista e Google. Di conseguenza diventano sempre più importanti, soprattutto per il reperimento di informazioni "di qualità", repertori e virtual reference desk gestiti da biblioteche e da altri enti non commerciali e diventa sempre più cruciale la discussione sui metadati e sui nuovi metodi di indicizzazione; tutti argomenti che abbiamo aggiunto o approfondito nell'edizione Laterza. Nell'introduzione al volume si afferma, riferendosi alle biblioteche e alle librerie fisiche, agli editori e ai bibliotecari tradizionali, che in futuro il ruolo di questi soggetti verrà ridefinito, ma che "nel mondo dell'informazione e della conoscenza nessuno è destinato a scomparire". Una sorta di legge di Lavoisier adattata all'editoria. Qual è la sua opinione in proposito? In effetti talvolta certi media muoiono davvero (consiglio una visita al sito del Dead Media Project <http://www.deadmedia.org/>), però molto più spesso, se sono intrinsecamente vitali, sopravvivono benissimo all'emergere di nuovi mezzi di comunicazione, specializzandosi e dividendosi meglio i compiti. Basti pensare alla scrittura manuale, che non è certo scomparsa con l'invenzione della stampa, ma si è trovata una nicchia di tutto rispetto nel campo degli epistolari, dei diari e degli appunti privati. Qualcosa di simile sta accadendo, con ogni probabilità, con l'avvento dei documenti elettronici off-line (come i cd-rom) e on-line (come il Web). Se ciò è vero per i media, lo è ancora di più per i soggetti che operano, con vari ruoli, in quella che veniva chiamata la "catena dell'informazione" ma che adesso più che una catena o un circolo, assomiglia a un complesso reticolo. Può darsi che, in futuro, non esisteranno più editori, librerie e biblioteche così come siamo abituati a conoscerle, ma finchè gli esseri umani continueranno ad avere un sistema nervoso come il mio e il tuo, utilizzeranno una qualche forma di linguaggio per creare e comunicare informazioni e avranno quindi bisogno di persone, enti, macchine e metodi per conservare, organizzare, cercare, trovare, distribuire e fruire i documenti che conterranno tali informazioni. Per quanto riguarda, più specificamente, le risorse bibliografiche e informative elettroniche, bisogna ribadire, a scanso di equivoci, che oggi all'ordine del giorno è l"allargamento" al digitale, e non la "sostituzione" dell'analogico col digitale. Per usare la terminologia di Negroponte, senza però condividerne gli eccessivi entusiasmi, è vero che bisogna passare dagli atomi di materia ai bit di informazione, evitando però l'errore di trascurare quegli atomi organizzati in fogli di carta che sono a tutt'oggi fra i migliori supporti mai inventati i per bit informativi. Non dobbiamo farci a questo proposito troppe illusioni: non si giungerà probabilmente mai alla completa digitalizzazione dell'intero patrimonio cartaceo mondiale retrospettivo, per una serie di ragioni riassumibili in: costi, tempi, copyright, obsolescenza delle tecnologie, difficoltà di individuazione dei testi. E finchè questo obiettivo non sarà raggiunto completamente resterà necessario condurre ricerche bibliografiche sia in ambiente cartaceo che in ambiente elettronico. Nella doppia veste di autore e bibliotecario, come valuta il problema della tutela del copyright e del diritto d'autore, relativamente alla conservazione e alla diffusione dei testi in formato digitale? Non solo autore e bibliotecario, ma anche editore, come coordinatore di AIB-WEB <http://www.aib.it> e, ovviamente, lettore. Come vede è facile, soprattutto dopo l'avvento del computer e di Internet, giocare più ruoli nel "reticolo dell'informazione". Il problema dei diritti nell'ambito della produzione intellettuale è assai complesso ed esiste sull'argomento una vasta letteratura, sia "scientifica" che "militante". Dal punto di vista filosofico cambia poco se la produzione intellettuale si incarna in un manoscritto, un libro stampato o un cd-rom, ma dal punto di vista pratico cambia eccome. Ecco perchè, nel corso del tempo, ogni nuova tecnologia che ha facilitato produzione, riproduzione e distribuzione dei documenti (dal torchio tipografico alla fotocopiatrice, fino al masterizzatore e a Internet) ha reso sempre più incandescente il dibattito. E' chiaro che, in questo percorso, il passaggio dall'analogico al digitale, permettendo la creazione di copie identiche all'originale, è stato uno spartiacque fondamentale. Per quanto riguarda i diritti degli autori, la prima cosa da ricordare è che non esistono solo quelli economici, spesso ceduti troppo superficialmente e frettolosamente agli editori, ma anche quelli morali - incedibili - di cui si parla meno ma che sono altrettanto importanti. Ad esempio, anche su tutte le eventuali edizioni elettroniche della propria opera si ha il diritto di vedere riconosciuta la propria paternità intellettuale, il rispetto dell'integrità dell'opera, il diritto a rifiutare la pubblicazione, ecc. Troppo spesso sia i diritti economici che quelli morali passano, di diritto o di fatto, nelle mani degli editori, che, al riparo dello sbandierato alibi della protezione del "diritto d'autore", conducono battaglie eccessivamente disinvolte e aggressive per estendere quello che di fatto è diventato un "diritto d'editore". Dobbiamo ricordarci poi che, accanto ai diritti degli autori e degli editori, esistono anche quelli, altrettanto sacrosanti, dei lettori. Le biblioteche, in questo quadro di "conflitto di interessi" hanno il dovere (oltre che il diritto) di difendere questa categoria fondamentale del mondo della documentazione: alla fin fine, che senso avrebbe produrre informazioni e documenti se nessuno poi li leggesse? Per favorire la circolazione dell'informazione, la diffusione della cultura, la ricerca e la didattica, le varie legislazioni nazionali hanno adottato alcuni limiti ai diritti economici degli autori, rendendo possibile il prestito locale e interbibliotecario, il document delivery e la copia di sicurezza dei documenti o da parte della biblioteca o da parte degli utenti, per uso strettamente personale. In Italia, nell'estate del 2000, è stata varata una normativa che rischia di ridurre notevolmente i diritti in questo ambito delle biblioteche e dei loro utenti, e sulla quale sono tuttora in corso animati dibattiti, trattative fra le parti coinvolte e tentativi di armonizzazione con il quadro normativo europeo. La mia personalissima opinione, in questo ambito, è che il mondo bibliotecario (rappresentante dei lettori presenti e futuri di ogni genere di pubblicazione) e quello accademico (rappresentante al tempo stesso di buona parte degli autori che producono saggistica e di buona parte dei relativi lettori) dovrebbero mostrarsi un po' più decisi di quanto lo siano attualmente, almeno in Italia, per arginare l'offensiva degli editori, puntando a una ragionevole mediazione fra i diritti e i doveri di tutti i soggetti in gioco. Oggi sul World wide web vengono pubblicati liberamente, e spesso senza alcun controllo, dati e notizie di ogni tipo. Quali consigli può dare ad un utente che si avvale di Internet per la ricerca di documenti e informazioni, affinché consulti fonti di comprovata affidabilità e qualità? In realtà la maggior parte delle regole che da sempre i bibliotecari seguono per selezionare i documenti da acquisire e per consigliare ai propri utenti come rintracciare informazioni di qualità continuano ad essere valide anche sul Web. Ad esempio, questi sono alcuni fattori molto importanti da prendere in esame ogni volta che ci si trovi di fronte a un documento, sia analogico che digitale: Questi, invece, sono alcuni fattori più specifici per la valutazione di documenti recuperati in Rete: |
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