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ISSN: 2283-303X

Istruzione all'uso dei cd-rom: alfabetizzazione informatica e bibliografica

Giornata di studio del Consiglio Interbibliotecario Toscano "Cd-rom nelle biblioteche toscane: prospettive e proposte di cooperazione". Pisa, Scuola Normale Superiore, 15 Aprile 1996


pubblicato anche a stampa, in "Biblioteche oggi", XIV, n. 9 (novembre 1996), p. 26-34, col titolo Istruzione all'uso dei cd-rom: quanta, quale, quando. L'alfabetizzazione informatica e bibliografica dell'utente in biblioteca.
di Riccardo Ridi (in linea da aprile 1996)

Un tempo si era soliti dire che i cd-rom erano facili da usare, affidabili direttamente ai famosi "utenti finali", ma adatti solo a ricerche elementari; i cataloghi in linea delle biblioteche un po' meno facili e un po' più sofisticati; le banche dati commerciali decisamente ostiche ma prodighe di mirabolanti risultati, se affidate alle mani esperte di un agguerrito intermediario. Oggi le banche dati "amichevolizzano" le proprie interfacce, i cd-rom permettono ricerche sempre più sofisticate e gli opac vanno perdendo ogni specificità di forma e contenuto, veicolando ogni tipo di dati locali e remoti attraverso le interfacce più svariate.

L'utente ( il bibliotecario che l'assiste o l'istruisce) non entra mai in contatto con una banca dati "in se", puro noumeno inconoscibile, ma solo col suo fenomeno, l'interfaccia, più o meno amichevole, e le interfacce tendono oggi a svincolarsi sempre più dai supporti che veicolano.

Il crescente successo delle architetture client/server, dello standard Z39.50, di strumenti Internet come Wais e Web e di prodotti commerciali come la Electronic reference library della Silver Platter, convergono verso uno svincolamento dell'ambiente operativo dell'utente (virtual personal computing) e del bibliotecario (electronic reference desk) dalla struttura degli archivi di volta in volta interrogati.

In questo quadro si potrebbe addirittura sostenere che l'istruzione all'uso dei cd-rom sia un falso problema, non già per considerarlo - superficialmente - già risolto, ma anzi per ampliarlo, collocandolo come caso particolare dell'istruzione all'uso delle risorse informative elettroniche, a sua volta strettamente legata a quella comunque necessaria per consultare con profitto le più tradizionali fonti cartacee. È inutile fingere di credere che il problema sia solo lo specifico tecnologico, quando in Italia la maggioranza degli utenti (e una percentuale non trascurabile di bibliotecari) ha poca dimestichezza anche con cataloghi a schede e opere di consultazione a stampa.[1]

Per quanto riguarda in particolare i cd-rom, è opinione condivisa da molti che l'utente abbandonato a se stesso recuperi in media solo un terzo dei documenti rilevanti esistenti, per di più spesso sepolti fra i moltissimi irrilevanti comunque scaricati.[2] Va quindi sventato il rischio della "false confidence syndrome"[3] che fa credere all'utente, spesso incoraggiato da bibliotecari indaffarati o svogliati, di non aver bisogno di nessuna istruzione.[4] Con buona pace degli editori, che in nome della presunta estrema user-friendliness dei propri prodotti talvolta considerano superflua ogni forma di istruzione, l'amletico dubbio "to train or not to train"[5] va tradotto in quello, di non facile soluzione, "quanta e quale istruzione possiamo fornire?"[6] cui si può comunque anche rispondere "nessuna", ma solo per necessità contingenti che si sperano passeggere.

Ciò a maggior ragione se si pensa che spesso l'istruzione all'uso del cd (o della novità di turno) è l'unica occasione per scoprire e cercare di colmare, almeno parzialmente, le voragini di diseducazione bibliografica che molti dei nostri utenti spesso nascondono. E non mi riferisco a concetti sofisticati, ma alle banali distinzioni (in qualsiasi linguaggio vogliamo esprimerle) fra un catalogo e una bibliografia o fra le opere "su" o "di" un determinato autore.

Naturalmente istruzione e assistenza sono un diritto, ma non un dovere, dell'utente, cui non dovrebbe essere mai imposto niente.[7] Non sta a noi costringere chi consulta un cd a ottenerne il massimo risultato col minimo sforzo se si ostina a perseguire l'inverso rifiutando ogni aiuto, così come non lo faremmo con chi si ostina, nonostante tutti gli avvertimenti, a compulsare cataloghi cartacei abbandonati da anni, pur di non contaminarsi con un immondo computer.

Scegliere il tipo di supporto da utilizzare è un problema tanto complesso e delicato quanto straordinariamente irrilevante per la cosiddetta "user instruction". L'utente non ha a che fare con supporti, ma con interfacce. Lo stesso supporto può avere mille interfacce; la stessa interfaccia può veicolare mille supporti.

Compito del bibliotecario, ovvero del mediatore fra domanda e offerta informativa, anche e forse soprattutto nella veste di "istruttore", è quello di aiutare l'utente a chiarificarsi e formalizzare il suo bisogno informativo, a confrontarlo con l'intero spettro delle possibili strategie di ricerca fino a rintracciare quella ottimale per lui, e infine a effettuare la ricerca stessa con la massima efficacia possibile nelle condizioni date. Traducendo: far capire all'utente cosa cerca, farlo capire anche a noi, rintracciare la fonte i cui dati hanno la maggior probabilità di soddisfare tale curiosità, insegnargli come muoversi nella fonte per centrare il bersaglio.

Non ho parlato di cd, non ho parlato di libri, perchè è esattamente la stessa cosa. Nelle prime due fasi potremmo addirittura ignorare anche noi stessi di quali supporti disponiamo, nella terza dovremmo proporre una fonte piuttosto che un'altra in base al suo contenuto informativo, indipendente dal supporto, e solo nell'ultima affrontiamo insieme all'utente l'interfaccia (anche i libri hanno - o addirittura sono - una interfaccia) per sfruttarne al meglio le potenzialità.

Momento qualificante di tutta l'istruzione bibliografica (non solo di quella all'uso dei cd-rom) è l'attenzione da porre alle specificità dell'archivio consultato e delle sue interfacce e quindi le specificità tecniche, uscite dalla finestra, rientrano in gioco dalla porta principale, solo che non si chiamano "cd-rom", "Internet", "host", "nastri locali", ma "menu", "browsing", "navigation", "querying".

Ci si può aspettare da un bibliotecario che sia più esperto di un comune mortale su natura, funzioni e utilizzo di un indice, non su quelle di un drive, e di conseguenza è sull'indice, e non sul drive, che dovrà appuntarsi l'istruzione da fornire agli utenti.

Ma alcuni non hanno mai usato un computer in vita loro, si dirà. Ne siamo tutti molto spiacenti e ci auguriamo che colmino al più presto e al meglio tale lacuna, ma non saremo certo noi a illustrargliene l'uso, proprio come non insegnamo a leggere agli analfabeti, per cui sono previste istituzioni apposite, ben più qualificate delle biblioteche.

Ma i libri (almeno quelli occidentali) si sfogliano tutti da sinistra a destra, e a questa caratteristica dell'interfaccia-libro sono abituati tutti gli utenti da secoli, anche quelli non molto pratici di indici. Per far partire un cd Dio solo sa quanti diversi comandi o procedure possono essere necessari. Ammetto che questo sia un problema, ma non che lo sia di istruzione bibliografica. L'unica alfabetizzazione di nostra competenza è quella bibliografica,[8] non certo quella informatica, che dovrà essere colmata in altre sedi e da altri soggetti.

Di qui forse potrebbe passare quel discrimine fra professional e non-professional staff che nel nostro paese è di così difficile individuazione. Il professional si occupa dello specifico bibliografico e bibliotecario, il non-professional di tutto il resto[9] (hardware, sistemi e ambienti operativi, pulizia dell'hard disk dagli scarichi volontari e involontari degli utenti, installazione di vaccini e software di ricerca e tutte le eventuali istruzioni connesse necessarie agli utenti finali e allo staff professionale).

Non è affatto detto che il primo ambito sia sempre più complesso del secondo, tanto che chi è non-professional dal punto di vista bibliotecario, può benissimo essere hyper-professional da altri punti di vista. Proprio qui può instaurarsi in ambiente universitario una proficua collaborazione, rispettosa delle reciproche professionalità, con gli informatici dei centri di calcolo.

Non vale a questo proposito obbiettare che la rivoluzione apportata dai personal computer è stata proprio quella di strappare il monopolio delle risorse informatiche ai sacerdoti delle grandi macchine calcolatrici per metterlo a disposizione di ciascuno di noi, sulle nostre scrivanie, senza più bisogno di studi esoterici di arcani linguaggi di programmazione che ci distogliessero dai nostri reali interessi professionali e personali.

Non vale perchè un conto è saper guidare da soli la propria automobile senza il privilegio e la schiavitù di avere un autista, un altro è fare noi stessi gli autisti dei nostri utenti e un altro ancora è fornire loro lezioni di guida.[10] Proprio come ciascuno di noi ha acquisito (grazie a una formazione formalizzata o, più spesso, grazie alla propria iniziativa autodidattica) quel minimo di competenze informatiche oggigiorno indispensabili per svolgere decentemente il nostro lavoro di bibliotecario, allo stesso modo i nostri utenti si rivolgeranno agli appropriati interlocutori (la scuola, l'università, il comune, l'azienda, formatori privati) o alla loro libera iniziativa per acquisire quelle (più o meno le stesse) ormai indispensabili per frequentare con profitto una biblioteca o per ultimare una tesi di laurea.

Nella classica disputa su quale sia il fulcro del lavoro di biblioteca (l'indexing, ovvero organizzare le informazioni dietro le quinte, oppure il reference, ovvero aiutare l'utente a rintracciare tali informazioni) non bisogna dimenticare che anche nel reference c'è un "dietro le quinte", che serve a ottimizzarne le prestazioni e ad ammortizzare le differenze dovute alla differente preparazione e carattere del personale (e le "giornate no" che possono capitare anche al migliore degli addetti).

Pur tralasciando tutto ciò che viene prima del reference service e della user instruction, ma che facilita enormemente entrambe (scegliere di comprare i cd giusti e con la giusta interfaccia per la propria utenza, integrarli in un unico ambiente operativo più o meno ipertestuale, approntare workstation stand alone o in rete sufficentemente attrezzate,[11] inserire adeguatamente il nuovo materiale e il nuovo servizio nei cataloghi[12] e nelle guide generali, etc.) rimangono ancora molte cose da fare prima di aprire al pubblico, in gran parte riconducibili alla ovvia considerazione che prima di insegnare agli altri ad usare qualcosa sarebbe bene che noi stessi la sapessimo utilizzare.

COSA PREDISPORRE "PRIMA":

  • Comprare (e magari leggere) almeno un paio di libri sull'argomento.

  • Abbonarsi ad almeno una rivista specializzata.[13]

  • Iscriversi ad almeno una conferenza elettronica specializzata.[14]

  • Partecipare ad almeno un convegno specializzato.

  • Visitare almeno un'altra biblioteca simile alla vostra che fornisca già un servizio adeguato.

  • Istruire lo staff ("formare i formatori")[15].

  • Garantire allo staff la possibilità di familiarizzarsi con ogni nuovo cd (e coi relativi manuali) prima di metterlo a disposizione degli utenti.

  • Organizzare un punto di raccolta di tutta la manualistica e la letteratura utile, accessibile allo staff ed eventualmente agli utenti che volessero approfondire.

  • Prevedere modi e tempi dei rapporti fra lo staff addetto all'istruzione bibliografica, quello addetto all'istruzione informatica, quello addetto alla manutenzione hardware e software, quello addetto ai servizi generali di istruzione e reference e quello addetto a tutti gli altri servizi che coinvolgano i cd-rom (catalogazione, acquisizione, document delivery, etc..).

  • Prevedere delle riunioni periodiche dello staff per omogeneizzare i comportamenti e condividere lo know how acquisito.

  • Stilare e tenere aggiornate delle linee guida di condotta nell'orientamento, nell'istruzione e nell'assistenza che tutto lo staff deve rispettare e può contribuire a far evolvere.

  • Mantenere un archivio di tutte le attività di istruzione effettuate.

  • Predisporre istruzioni di vari livelli (generali sul servizio e specifiche per ciascun cd) in linea e su carta[16].

  • Organizzare una gradualità di forme di orientamento, istruzione e assistenza che coinvolga membri dello staff di crescente competenza e responsabilità.

  • Pubblicizzare adeguatamente il nuovo servizio e le relative forme di orientamento, istruzione e assistenza.

  • Predisporre questionari o altre forme di monitoraggio della soddisfazione degli utenti e dell'efficacia delle loro ricerche (con o senza istruzione).

  • Una volta predisposti tutti questi preliminari si può cominciare a pensare alla vera e propria istruzione e in particolare a "come" impartirla e a "cosa" vogliamo insegnare.

    "COME" IMPARTIRE L'ISTRUZIONE:

  • Istruzione e assistenza personalizzata al momento dell'uso (one-to-one point-of-use instruction) costante o su appuntamento.

  • Istruzione di gruppo a scadenze fisse o su prenotazione (corsi, dimostrazioni).

  • Istruzione personale o di gruppo a distanza (virtual classroom).

  • Materiale didattico cartaceo (guide, schemi, elenchi, esercizi, moduli di ricerca).

  • Materiale didattico audiovisivo (videocassette).

  • Autoistruzione su computer con materiale didattico interattivo più o meno ipermediale.

  • Help in linea.

  • Ogni soluzione ha i suoi pro e i suoi contro, tutti abbondantemente studiati e per cui rimando alla bibliografia finale. La prima (assistenza personalizzata) è sicuramente quella migliore per l'utente, ma è un lusso insostenibile per la maggioranza delle biblioteche, soprattutto se non vogliono o non possono giustamente discriminare fra i propri utenti.[17] In caso di emergenza la si può impartire limitandola ad un orario prestabilito, ma si può star sicuri che gli utenti ne sentiranno particolarmente bisogno soprattutto fuori da tale orario.

    L'istruzione di gruppo (reale o virtuale) assorbe meno lo staff ma è meno efficace e richiede per gruppi consistenti una adeguata attrezzatura, necessaria anche per produrre e rendere fruibili prodotti audiovisivi o ipermediali. La distribuzione di materiale cartaceo deve comunque accompagnare tutte le eventuali opzioni (anche integrabili fra loro) ma risulta scarsamente efficace in un paese come il nostro, dove talvolta si stenta a credere che i lettori siano realmente tali, per quanto si manifestano restii ad assorbire informazioni somministrate per tale via.

    C'è un problema che non riguarda solo i cd-rom ma l'istruzione e l'assistenza in generale, anche se spesso viene associato all'uso delle nuove tecnologie: come istruire e assistere (dopo averla selezionata) l'utenza remota[18], che dovrebbe avere tutti i diritti di quella locale (ma, ricordiamocelo, nemmeno uno di più). In realtà le nuove tecnologie sono responsabili solo di portare in biblioteca anche tali utenti fisicamente remoti, ma poi la loro istruzione riguarda in linea di principio tutte le risorse informative presenti in biblioteca. Certamente un utente remoto non potrà sfogliare una enciclopedia cartacea, ma molto spesso non potrà consultarne neanche la versione su cd; potrà però legittimamente pretendere di essere informato su come e quando potrà avere fisicamente accesso ad entrambi i supporti senza muoversi da casa solo per questo. Non dimentichiamo che l'utenza remota è nata insieme al sistema postale e si è già notevolmente rafforzata con quello telefonico, anche se è indubbiamente la telematica che ne ha ingigantito la presenza e l'impatto sui servizi.[19]

    "COSA" INSEGNARE:[20]

  • Formulare esplicitamente l'esigenza informativa (area disciplinare, catalogo o bibliografia, etc)

  • Scegliere il cd (o rivolgersi ad altri supporti).

  • Conoscere il contenuto del database (dimensioni, limiti, fonti, etc.).

  • Capire la struttura del database (campi, eventuali archivi separati, etc.).

  • Capire la struttura dell'interfaccia (GUI, CUI, etc.).

  • Utilizzare il linguaggio di interrogazione (operatori booleani e posizionali, troncamenti, limitazione per campi, combinazione di set, etc).

  • Formulare l'esigenza informativa nel linguaggio del cd.

  • Analizzare i risultati.

  • Raffinare la ricerca.

  • Organizzare il risultato finale (ordinamento, scelta dei campi e del formato, etc).

  • Scaricare il risultato finale (su carta, floppy, e-mail,etc).

  • Come si noterà mi riferisco a cd-rom di tipo bibliografico o comunque a quelle opere di consultazione per le cui versioni su carta è già prevista in biblioteca una qualche forma di istruzione o assistenza. Per i cd-rom comunemente chiamati "multimediali" o comunque paragonabili a singole monografie non ritengo si debba predisporre alcun tipo di istruzione, se non generalissimo, proprio come non lo si prevede (in biblioteca) per chi incontra difficoltà nella lettura di un romanzo o di un libro di fiabe illustrato.

    Come molte delle tecnologie che stanno invadendo le nostre biblioteche, i cd-rom solo a uno sguardo superficiale possono produrre un risparmio di forza lavoro.[21] Così come è sempre di grande effetto, ma di scarso realismo, ricordare quanti mesi di indefesso lavoro manuale ci vorrebbero per effettuare le massicce ricerche svolte in un batter d'occhio premendo un solo pulsante del cd-rom, perchè nessuno le svolgerebbe mai, se ci fosse davvero bisogno di metterci così tanto tempo; allo stesso modo le nuove tecnologie invocano e stimolano nuovi servizi che prima non esistevano o vivacchiavano allo stato semiclandestino e quindi la forza lavoro impiegata nella loro gestione non è mai direttamente paragonabile a quella utilizzata prima della "automazione".

    Quindi, chiudendo il circolo, non solo dal punto di vista dell'utente ma anche da quello del bibliotecario il dubbio non è se effettuare o meno un servizio di training e reference, ma piuttosto quello - date le proprie risorse e disponibilità - di stabilire quanto, quale, quando e svolto da chi.

    Ma le richieste, più o meno esplicite, di istruzione e aiuto nella consultazione non saranno le sole ad aumentare con l'introduzione dei cd-rom in biblioteca.

    COSA ASPETTARSI "DOPO":

  • Richieste di interfacce più amichevoli anche per il proprio opac.

  • Richieste di bibliography formatting software e word processor per downloading e repackaging.

  • Richieste di workstation a disposizione per tutto il tempo della permanenza in biblioteca.

  • Incremento di document delivery e prestito interbibliotecario (soprattutto se abbinati a currrent awareness services).

  • Incremento di richieste di acquisti e abbonamenti.

  • Incremento di richieste di istruzione (bibliografica e informatica) e reference generali.

  • Lamentele degli affezionati alla carta da "riconvertire".

  • A tutte queste richieste sarà bene prepararsi per tempo, pianificando appunto quando, quali, in che misura, per chi e da chi potranno essere forniti tali servizi, senza farsi sorprendere dagli eventi in situazioni di fatto ampiamente scollate, in un senso o nell'altro, dalla tipologia di servizio che si vorrebbe fornire e che talvolta viene addirittura promessa.[22] Anche limitandosi all'assistenza pura e semplice, c'è chi dichiara di fornire solo un servizio di tipo self-service e poi invece guida gli utenti nella scelta del cd-rom più opportuno, nell'uso dell'hardware, nella ricerca e nella cattura dei dati e c'è chi, all'estremo opposto, dichiara di fornire assistenza durante tutto l'orario di apertura della biblioteca e poi invece abbandona di fatto l'utente a se stesso, indicandogli al massimo il pulsante di accensione del computer e il disordinato armadio che contiene i dischetti argentati.

    I nostri utenti, soprattutto quelli stranieri, escono spesso dalle nostre biblioteche con l'impressione che le infrastrutture e l'organizzazione dei servizi siano pessime e inutilmente vessatorie ma che il personale sia così generoso ed entusiasta da superare ogni volta le mille difficoltà grazie a una trovata estemporanea o alla chiusura temporanea di un occhio, due e talvolta perfino tre. Pur senza pretendere di barattare la nostra mediterranea effervescenza con un teutonico ma - ahimè - grigio rigore, dovremmo forse compiere anche nel nostro settore qualche piccolo passo verso l'utopia di "un paese normale", dove i servizi pubblici non funzionano solo per "gli amici degli amici" e grazie a incredibili exploit del personale, ma per tutti e nonostante le eventuali défaillance dei singoli membri dello staff.


    NOTE

    [1] Cfr. BERTONI [1993] p. 24.

    [2] Cfr. ad esempio LANCASTER - ELZY - ZETER - METZLER - LOW [1994].

    [3] Cfr. LANCASTER - ELZY - ZETER - METZLER - LOW [1994], p. 382.

    [4] "La maggiore difficoltà della ricerca in linea [rispetto a quella su cd-rom] è [...] soltanto un mito: la conoscenza della struttura dell'archivio indagato è il requisito fondamentale per il buon esito di qualsiasi ricerca, on-line o off-line. Senza tale conoscenza, l'utente finale rischia di essere ingannato dall'apparente semplicità delle nuove tecnologie accontentandosi, e magari entusiasmandosi, di risultati che invece hanno oggettivamente poco valore" HENIN [1992], p. 147.

    [5] Cfr. TOMAIUOLO [1994].

    [6] "How much instruction do compact disc end-users require? It depends on the database; it depends on the interface; it depends on whom you ask" TOMAIUOLO [1994], p. 415.

    [7] Fa eccezione il caso in cui una tariffazione ritenuta indispensabile viene applicata attravero la somministrazione propedeutica di un corso. Un altro modo per "nascondere" una tariffazione ancora vista con sospetto da molti è quello di imporre a chi vuole prelevare i risultati delle ricerche l'acquisto di floppy a prezzi maggiorati.

    [8] E anche questa andrebbe affrontata non isolatamente, ma di concerto con le istituzioni educative.

    [9] Reference elettronico non significa reference immateriale, come si è talvolta troppo frettolosamente portati a credere. Ci sono ad esempio le stampanti da alimentare con carta e inchiostro e i floppy da formattare e vendere (cfr. AGHEMO [1995], p. 11). Anche con questi aspetti occorre fare i conti e istruire l'utenza a farli, ma tale compito non spetta ai bibliotecari professionali, così come non spetta loro cambiare la carta e l'inchiostro alle macchine xerox e il sapone nei bagni. La distribuzione materiale dei cd-rom agli utenti (e le connesse operazioni di registrazione e sorveglianza) sono sicuramente attività specifiche della biblioteca, ma a tutti gli effetti assimilabili alla distribuzione, registrazione e sorveglianza del materiale cartaceo e quindi affidabili a personale appartenente al medesimo livello gerarchico.

    [10] Nessuno, se non quei mega-manager che non sono certo troppo frequenti fra i bibliotecari, ha a disposizione qualcuno che scrive sul computer e telefona per loro, e si tratta comunque di una professionalità specifica, quella dei segretari, comunque diversa dalla nostra. Un conto è cambiare la carta alla propria stampante o formattarsi i propri floppy (e questo sarebbe bene che lo sapessero fare tutti, dal portiere al direttore), un altro è cambiare la carta e formattare i dischetti dei colleghi o degli utenti o anche solo dover loro insegnare come farlo.

    [11] Fra i candidati da prendere in considerazione, oltre agli obbligatori sedia, tavolo e illuminazione adeguata: stampanti, un caddy porta-cd per ciascun cd, vaccini contro i virus informatici, un numero adeguato di floppy da vendere se non si permette all'utenza di portare da da casa i propri, etc.

    [12] "Per ora - salvo casi di efferata incontinenza - il numero di opere su cd-rom possedute da una biblioteca è abbastanza limitato, difficilmente si supera qualche decina. Non sarà quindi il caso - grazie a Dio - di pensare a creare un altro degli svariati cataloghi e cataloghini speciali tanto amati nelle nostre biblioteche, forse però più dai bibliotecari che dagli utenti" SCOLARI [1993], p. 197

    [13] Per un nutrito elenco cfr. DALTO [1993].

    [14] Le principali sono commentate da GIESBRECHT [1993].

    [15] Cfr. ad esempio CHILDRESS - BOOSINGER [1990] e STABLER [1991].

    [16] Per 10 sintetici consigli pratici su come realizzare una buona guida a stampa all'uso dei cd-rom cfr. KANTER [1992].

    [17] Cfr. TOMAIUOLO [1994] p. 419.

    [18] Remota - come è ovvio - nello spazio, ma anche nel tempo, dal momento che può collegarsi e avere bisogno di aiuto anche in orari notturni, festivi o comunque di chiusura della biblioteca.

    [19] Di tutti gli utenti remoti che ci arrivano virtualmente in casa, alcuni sono sicuramente ospiti privilegiati, tanto da non essere talvolta considerati neanche remoti: sono quelli che entrano passando da una rete locale. Cfr. ANDERSON - HUANG [1992], BARBUTO - CEVALLOS [1993, 1994].

    [20] Talvolta alcuni passaggi non saranno necessari, ma per comprendere quali, si dovrà comunque investire tempo ed energia.

    [21] "È un vizio amministrativo diffuso quello di ritenere che la tecnologia diminuirà - o almeno non accrescerà - la domanda di lavoro per il personale. Ma mentre i progressi della tecnologia possono aver ottenuto delle riduzioni di personale in certe parti dei servizi tecnici, l'uso dell'automazione a diretto contatto col pubblico ha - in linea generale - aumentato la necessità di assistenza agli utenti", ZINK [1990] p. 38.

    [22] Dichiarare con franchezza caratteristiche e limiti del proprio servizio di assistenza e istruzione costituirebbe già di per se un primo livello - sia pure minimo - di cooperazione fra biblioteche, cui si potrebbe aggiungere successivamente la stesura comune di guide e altro materiale didattico e, solo in uno scenario di cooperazione generale molto avanzata, l'organizzazione di corsi comuni, che risulterebbero altrimenti di difficile realizzazione e di scarsa utilità in un quadro di generale scoordinamento e frammentazione delle risorse.


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