ESB Forum
ISSN: 2283-303X |
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Integrare le fonti elettronicheUna nuova prospettiva per lo sviluppo delle raccolte della biblioteca pubblica
pubblicato anche a stampa in "Biblioteche oggi", XVII, n. 4 (maggio 1999), p. 38-44. di Elena Boretti (in linea da giugno 1999) Nella prospettiva della biblioteca digitale esisterà ancora una gestione delle raccolte? E quindi, in sintesi, dovremo misurarci ancora con problemi di selezione e valutazione?
A un primo sguardo superficiale si potrebbe pensare che Internet è già una dimostrazione di come un'enorme quantità di materiale possa essere messa a disposizione di chiunque senza costi di acquisto: se ne potrebbe derivare la facile conclusione che la selezione delle acquisizioni, dettata anche dalla necessità di investire al meglio le risorse economiche disponibili, non sarà più un problema nella biblioteca del futuro. Per quanto riguarda la valutazione, in base all'esperienza finora acquisita vediamo che è fortemente connessa agli aspetti fisici del materiale, in rapporto con la qualità. Di nuovo, con superficialità potremmo concludere che la futura biblioteca digitale non avrà più da misurarsi con la valutazione: una volta liberato il contenuto, l'opera, la registrazione del pensiero umano dal supporto fisico, oggi ancora un oggetto di carta stampata, il problema della gestione fisica dei materiali esce dalle biblioteche, esce anche dalle case per concentrarsi direttamente sul rapporto fra autore e utente: l'editore stesso sembra essere messo in discussione, e, in sostanza, la valutazione sulla qualità delle fonti sembra non riguardare più gli intermediari come le biblioteche, o le librerie. Siamo sul piano delle ipotesi, si potrebbe dire della futurologia, e comunque questi scenari fanno parte dell'opinione comune, si leggono non raramente anche sulla stampa quotidiana.
In realtà, un osservatore più attento e con un minimo di pratica di quanto si muove all'interno di questo mondo dell'informazione elettronica vede bene che le cose non stanno proprio così, che quel che sta accadendo è molto più complesso.
La società dell'informazione che i governi, e la stessa Unione Europea, si sono impegnati a realizzare, vuole attuare il principio che ogni individuo, in qualunque luogo, in qualsiasi momento, possa accedere alle informazioni in qualsiasi forma. A fronte di questo impegno, l'aspettativa del cittadino è di poter identificare, localizzare, recuperare documenti e informazioni di ogni tipo indipendentemente da dove si trovino, in tempi brevi e possibilmente gratis. E' Internet attualmente una dimostrazione concreta di come tutto questo si possa fare? Sappiamo bene tutti, compreso il cittadino comune, che non lo è. Innanzitutto in Internet non c'è già tutto e gratis [1].
E' vero che i costi di pubblicazione si riducono enormemente in confronto alla stampa. Ma se vogliamo immaginare che Internet possa essere la futura biblioteca universale dobbiamo pensare che vi dovranno essere trasferiti tutti i documenti, tutte le registrazioni del pensiero e della memoria che oggi ancora in tanta parte conserviamo su altri supporti, non solo, ma che su altri supporti ancora oggi continuiamo a produrre. Non soffermiamoci sulla possibile funzione della carta stampata nel futuro, che prevedibilmente continuerà ad essere fondamentale, ma pensiamo solo alla produzione attuale. Non tutto ciò che viene prodotto proviene da enti con finalità di pubblico interesse, ma molte opere vengono realizzate con il concorso di sostanziosi investimenti privati. La protezione del diritto di copia, il copyright, non si sta in effetti stemperando nell'era della rivoluzione digitale, ma anzi sta ottenendo rilevanti riconoscimenti nella legislazione, come le protezioni stabilite dalle recenti direttive europee. Sembra quindi che una parte consistente della produzione digitale resterà anche in futuro accessibile a pagamento, sia in rete, sia su cd-rom o altri formati. Oltre a questo, la trasposizione verso altri supporti di un'opera, che nasca ad esempio su carta e voglia essere digitalizzata, resta titolarità esclusiva del detentore dei diritti. Mi sembra che già solo questo basti a far crollare l'ipotesi che Internet possa coincidere in un futuro molto prossimo con la biblioteca universale, da dove chiunque in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento possa ottenere le fonti che desidera in qualsiasi formato e possibilmente gratis.
Anche per quanto riguarda la disponibilità di ciò che, conservato nelle nostre biblioteche e archivi, non è più vincolato dalle norme del copyright, gli aspetti economici restano una discriminante fondamentale: l'Archivio di Stato di Firenze ha calcolato che il rapporto fra la realizzazione di digitalizzazioni rispetto a microfilmature è in termini di costi di 20:1, in termini di tempo di 5:1 [2]. Ciò che occorre quindi, sia nell'ambito delle acquisizioni che della conservazione, sono strategie di selezione, valutazioni, scelte di priorità e disponibilità di risorse. Siamo tornati allora al punto di partenza: proprio per contribuire a realizzare la società dell'informazione anche la biblioteca digitale ha bisogno di una politica di gestione delle raccolte [3].
Certamente la biblioteca sta perdendo la connotazione di magazzino di conservazione di materiali, non dovrebbe più essere misurata in base al patrimonio posseduto, ma anche in base alla quantità e qualità dell'accesso che è in grado di garantire. Le raccolte della biblioteca ora si compongono di documenti cartacei, digitali, posseduti, posseduti da altre biblioteche, residenti su supporti digitali locali o accessibili in connessione remota. L'utente stesso può essere locale o remoto [4]. Per realizzare l'integrazione delle risorse elettroniche nelle raccolte della biblioteca però non è sufficiente introdurre un computer connesso a Internet o acquistare dei cd-rom. Si parla di condivisione delle risorse fra biblioteche, ma proviamo a immaginare se all'interno della nostra biblioteca può essere più facilmente ed economicamente condivisibile dai nostri utenti un'opera in più volumi o la stessa opera su cd-rom, quando questa sia molto richiesta. E' un esempio elementare per chiarire subito come non sia tanto semplice programmare l'ottimizzazione delle risorse, specialmente in epoca di ristrettezze. Comunque dall'introduzione delle tecnologie possiamo aspettarci miglioramenti qualitativi, ma certamente non riduzioni di costi [5]. Per esempio per i cd-rom può capitare molto presto di trovarsi di fronte all'esigenza di acquistare licenze di uso in rete e tecnologie più complesse, capaci di gestire la multiutenza.
La biblioteca pubblica, sportello di accesso all'universo informativo per tutti i cittadini senza limiti né restrizioni, si trova subito in difficoltà di fronte a simili esigenze tecnologiche, difficilmente alla portata di un bilancio comunale. E' una delle contraddizioni del presente. Le aspettative del cittadino sono alte, sono alti anche i principi nei quali la biblioteca pubblica identifica le proprie funzioni, ma forse mai come ora il bibliotecario vede ampliarsi il divario fra ciò che bisognerebbe dare all'utente e ciò che è possibile acquistare.
Uno studio pubblicato sulla rivista "Vine" [6] illustra come il costo di fornitura di un documento da carta sia inferiore che da cd-rom, anche se la carta subisce un incremento di costo proporzionale alla quantità d'uso, dovuta all'usura del documento. Il costo di fornitura tramite richiesta di invio alla British Library Document Supply Center è di gran lunga superiore. Se si calcola il costo per uso, nel caso del cd-rom la decrescita è costante: se l'investimento iniziale è stato oneroso il cd-rom può diventare vantaggioso rispetto alla carta in relazione alla quantità d'uso che se ne fa. Invece il costo per uso di un servizio di fornitura a distanza resta in genere fisso e costante per ogni richiesta.
E' chiaro però che il costo per uso di un cd-rom in monoutenza mette gli utenti a fare la coda, dal momento che non potranno godere di accessi simultanei, in genere acquistabili con ulteriore spesa. Le valutazioni sulle scelte di acquisto fra carta ed elettronico possono essere quindi anche molto complesse, se vogliamo scegliere con metodo di fronte ad un'opzione che presenti le due possibilità di formato per la stessa opera.
Gli aspetti da considerare non sono ovviamente solo economici, ma riguardano anche i contenuti. I supporti elettronici in genere offrono grandi vantaggi rispetto alla carta per le maggiori potenzialità di ricerca, ma anche per le possibilità di esportazione e riutilizzo dei testi in successive rielaborazioni. Nel caso dei cd-rom però i produttori impiegano i più diversi programmi, le più diverse interfacce, anche per motivi di concorrenza, rendendo spesso disagevole non solo l'apprendimento delle funzioni di ricerca, ma a volte anche la compatibilità di installazioni diverse sulla stessa macchina. Riguardo agli stessi contenuti, non sempre sono dichiarati con precisione nella loro estensione, completezza o esclusione, copertura per aree geografiche o temporali, e altro ancora. La distribuzione stessa dei cd-rom adotta i canali più diversi e difficilmente controllabili, che possono essere le librerie, i negozi di informatica, ma, nel settore bibliografico, molto più spesso rivenditori specializzati che propongono i loro prodotti tramite cataloghi. In questo modo non sempre è facile tenersi aggiornati, esaminare le novità, prenderne concretamente visione, ed è invece più che mai necessario poter esprimere una valutazione, per selezionare gli acquisti migliori.
Diversa è invece la situazione per quanto riguarda Internet. L'acquisto di cd-rom implica la scelta fra elementi discreti, ma l'accesso ad Internet rende disponibile l'informazione residente su qualsiasi computer connesso alla rete in tutto il mondo. Questioni di selezione, valutazione, rispetto dell'equità nei confronti dei diversi punti di vista nella scelta degli acquisti sembrano non esistere più in questa dimensione, ma in un contesto così ampio di potenziali disponibilità per il cittadino assumono invece ancora maggior rilievo gli aspetti collegati al rispetto dell'imparzialità e delle più varie opinioni, al riconoscimento della libertà e alle censure.
L'American Library Association ha sviluppato a questo proposito tutta una serie di documenti che, in riferimento al primo emendamento alla Costituzione americana e alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, hanno dato esito a una Carta dei diritti nelle biblioteche [7]. Questa carta stabilisce in pochi punti alcuni compiti fondamentali delle biblioteche e dei bibliotecari, come opporsi ad ogni limitazione della libertà di espressione e del libero accesso alle idee, opporsi ad ogni tipo di censura, rendere disponibili materiali e informazioni che presentino ogni punto di vista, senza discriminazione in base alle idee di coloro che hanno contribuito alla loro creazione e senza limitazione del diritto di accesso alle persone a motivo della loro origine, età, provenienza sociale, opinioni, sesso o preferenze sessuali.
Da questa carta derivano varie interpretazioni, prima di tutto sulla valutazione delle raccolte, e poi sul diritto di accesso all'informazione elettronica, sul diritto di accesso da parte dei minori, sul rispetto della libertà di espressione e di parola. Tutto converge su un aspetto centrale: la società civile organizzata si fa carico di garantire al cittadino l'esercizio di questi diritti e tale missione viene assegnata alle biblioteche. I documenti dell'American Library Association stabiliscono di conseguenza che gli utenti non devono subire limitazioni in biblioteca nell'esprimere o nel recuperare informazioni ed espressioni del pensiero che siano costituzionalmente protette e non ricadano nell'ambito dell'illegalità. Il pensiero creativo è per definizione innovativo, si legge su un documento pubblicato sul sito dell'ALA, e ciò che è innovativo è diverso: la libertà non è libertà se viene concessa solamente a ciò che sembra accettabile.
Anche per quanto riguarda i minori, poiché il diritto di accesso è garantito senza riserve o limiti di età, solamente ai genitori è corretto riconoscere la titolarità a guidare, limitare, controllare l'utilizzo, da parte dei propri figli, di servizi o materiali disponibili in biblioteca, tra i quali anche Internet [8]. La regolamentazione del servizio quindi dovrebbe sottoporre l'utente al minimo di restrizioni o limitazioni di accessi ammissibili o accettabili per generi, modi o durata, ed ovviamente dovrebbe essere perseguita anche la gratuità [9]. Per poter gestire un servizio così importante alla biblioteca pubblica serve allora una politica dell'accesso, concordata e periodicamente riesaminata in funzione della missione e degli obbiettivi della biblioteca stessa, una politica dell'accesso che sia parte della politica di sviluppo delle collezioni. La biblioteca inoltre dovrebbe offrire all'utente istruzione e assistenza nell'uso delle macchine e dei programmi. Ma che cosa può significare assistere l'utente ad utilizzare Internet se non fornirgli anche strumenti utili ad orientarsi, individuare, recuperare le risorse ed anche valutare la loro affidabilità ed autenticità? La ricerca attraverso i motori, o anche con l'ausilio dei numerosi repertori, produce nella maggior parte dei casi risultati privi di validazioni, di autenticazioni. Oltre alla difficoltà di reperire risorse pertinenti alla ricerca, è provato che in Internet si possono trovare persino copie di opere in versione assai scorretta. L'offerta di tutto a tutti senza alcuna limitazione se non una regolamentazione minimale libera la biblioteca da ogni impegno di selezione e valutazione?
Nel mondo sono stati avviati alcuni grandi progetti di catalogazione di Internet. L'idea, ovviamente, sembra quasi assurda e pazzesca se si pensa che, per i bassi costi e la grande facilità di uso, in Internet le pubblicazioni vengono prodotte da chiunque, persone od organizzazioni: ogni giorno se ne aggiungono grandi quantità, grandi quantità scompaiono e risultano non più recuperabili.
Realizzare un catalogo però significa in primo luogo selezionare ciò che riteniamo adeguato a farne parte. Anche per le fonti accessibili in Internet i criteri da seguire saranno gli stessi che ciascuna biblioteca adotta per la scelta dei libri da acquistare. In un processo di sviluppo delle raccolte la selezione avviene da un lato in base all'analisi della domanda da parte della comunità, dall'altro in base ad una valutazione dei documenti. Con questi presupposti le biblioteche dell'Università di Buffalo, come riferisce un recente articolo [10], hanno aderito al progetto di catalogazione di Internet condotto da OCLC stabilendo tre criteri di selezione: in primo luogo verranno catalogate le risorse prodotte e conservate in formato digitale dalla stessa Università di Buffalo, poi le risorse di interesse locale per l'utenza specifica dell'area geografica, infine i siti che le pagine web dell'Università hanno già selezionato come rilevanti per le esigenze dei suoi stessi utenti.
Ma l'integrazione delle risorse in Internet non pone solo problemi di selezione di fonti rilevanti e rispondenti alle esigenze della domanda. Se pensiamo che ancora non è stato organizzato nessun sistema per la conservazione e che ciò che viene tolto o anche solo per motivi tecnici reso inaccessibile subisce di fatto uno scarto definitivo ed assoluto, ci rendiamo conto di quanto lontana sia ancora la biblioteca universale. Anche per gli scopi della conservazione sarà quindi molto importante imparare a valutare le fonti in Internet, fonti che ancora sollevano molti dubbi dal punto di vista stesso della loro identificabilità in quanto documenti. Vediamo spesso, infatti, pagine web delle quali non è dichiarata la responsabilità di colui che le ha create, non sempre c'è una data, non sempre è chiaro che cosa possa essere individuato come titolo, non è stato stabilito chi possa essere riconosciuto come editore, il frontespizio stesso non si sa che cosa sia, a volte disperso fra elementi collocati sulla homepage del sito e sulle singole pagine che lo compongono. In un universo documentario talmente incerto, ha senso citare una attestazione? E, nel caso, con quali modalità formali si cita una pagina web?
Bisogna ammettere che ancora oggi non sappiamo se tutto quello che chiamiamo Internet abbia a che fare maggiormente con uno sportello di servizi, un mezzo di comunicazione di massa o un supporto di registrazione del pensiero [11]. Nell'attesa di capire meglio, nella biblioteca pubblica per ora le fonti elettroniche si stanno presentando più come complementari e integrative, che alternative o sostitutive alla carta. Si tratta probabilmente anche di una conseguenza del fatto che le biblioteche pubbliche non godono di connessioni stabili ed efficienti e sicuramente finché non avremo condizioni più affidabili non sarà ragionevole sostituire le fonti cartacee con quelle accessibili. Anche l'organizzazione dell'accesso alle fonti dell'informazione in rete ha i suoi costi e le condizioni per un servizio accettabile non hanno costi lievi, che si individuano in tecnologie adeguate come linee di connessione, macchine e poi manutenzione informatica, licenze d'uso, abbonamenti, assistenza all'utente.
Ricordiamo troppo spesso che una funzione della biblioteca pubblica è garantire equità di accesso a chi non ha le possibilità economiche. Un'eccessiva insistenza su quest'unico aspetto è riduttiva ed avvilisce la biblioteca pubblica al ruolo di un sussidio. Senza sottovalutare che la garanzia di equità nel diritto di accesso ha una valenza economica, che implica che il governo locale si debba far carico della spesa necessaria a finanziare biblioteche adeguate alla comunità, non possiamo perdere di vista il fatto che la biblioteca produce valore aggiunto, utile a tutti. L'accesso all'informazione non è la medesima cosa dell'accesso alle fonti dell'informazione [12]. Nel settore delle scienze deputate ad occuparsi di questo oggetto di studi si sta riflettendo sul fatto che l'informazione è costituita da dati organizzati. L'informazione non è tale se non all'interno di un processo di produzione della conoscenza: è un prodotto della creatività intellettuale. Meglio sarebbe dire che la conoscenza, piuttosto che l'informazione, è potere. Torna al centro l'uomo, l'organizzazione del sapere, la sua capacità di elaborazione che trasforma la storia, la memoria, l'esperienza in progressi della conoscenza. Allora anche l'intermediazione da parte di coloro che intervengono con competenza e con un loro apporto qualificato può offrire un contributo importante al percorso della produzione intellettuale. Torna in mente che tra gli altri compiti della biblioteca l'ALA mette in risalto quello di mettere a disposizione locali per mostre ed incontri pubblici. Anche nelle statistiche d'uso delle biblioteche pubbliche americane emerge l'aspetto della biblioteca come luogo sociale di incontro e di confronto [13]. Forse abbiamo un po' troppo dimenticato nella nostra tradizione che le biblioteche sono anche luoghi di socializzazione delle conoscenze, laboratori di creatività, di confronto delle idee, di espressione culturale, di stimolo alla curiosità intellettuale.
Si parla molto di cooperazione perché ci si rende conto che un servizio all'altezza delle aspettative del cittadino non può che derivare da un ampliamento dell'offerta, e questa è fortemente favorita dalla cooperazione. La cooperazione però può riuscire solo quando possa poggiare le basi su organizzazioni già autonomamente solide, in condizione di porsi l'obbiettivo di realizzare servizi di qualità, all'altezza delle aspettative. La condivisione delle risorse, in sostanza, non può essere vista come la soluzione standardizzata per ogni problema. La valutazione, caso per caso, documento per documento, supporto per supporto, resta sempre la funzione centrale per decidere se la biblioteca deve avere una copia o più copie di un'opera, se deve conservare o scartare, se è sufficiente che una fonte sia posseduta da una biblioteca cooperante, se sia necessario il possesso o sufficiente l'accesso, e così via. Con l'integrazione dei nuovi supporti le scelte diventano ancora più complesse [14], ma si aprono anche nuovi spazi. Per un'ottimizzazione dell'uso delle risorse in rete le biblioteche pubbliche potrebbero lavorare ad un progetto comune, che potrebbe trovare una dimensione ideale proprio nell'area regionale. E' abbastanza dispersivo e inefficace che ciascuna biblioteca che offre un accesso a Internet costruisca autonomamente un proprio bookmark da proporre come punto di partenza alle consultazioni dei propri utenti. Potrebbe essere invece di grande utilità costruire un repertorio di risorse di rete selezionate e organizzate per soggetti, oppure per discipline, per offrire una guida ed un orientamento a quelle ricerche che possono trovare risposta in informazioni o documenti sul web. Un repertorio unico, costruito assieme con le competenze migliori di ciascuno ed organizzato secondo criteri biblioteconomici, potrebbe avere la possibilità di essere abbastanza completo, esauriente ed aggiornato se frutto della collaborazione e dell'impegno attento di numerosi bibliotecari e potrebbe diventare il punto di partenza per le ricerche non solo in biblioteca, ma anche per coloro che si collegano da casa. Una sala di consultazione virtuale, in sostanza, di supporto al lavoro di reference ed agli utenti che si rivolgono al bibliotecario, ma di servizio anche per chi è in grado di fare da solo, collegandosi con mezzi propri. Non un progetto astratto, ma molto concretamente qualcosa che è possibile fare con gli strumenti disponibili e con la conoscenza del tipo di domande che quotidianamente vengono rivolte alle nostre biblioteche pubbliche. Un esercizio, se vogliamo, di cooperazione per lo sviluppo di una raccolta virtuale. Come per le biblioteche dell'Università di Buffalo, si tratterebbe di iniziare dalle risorse presenti sulle reti civiche delle nostre città, per proseguire con tutto ciò che abbia un rilievo attinente alla realtà locale, e poi le fonti legislative, e quanto ancora può aiutarci a rispondere alle abituali domande dei nostri utenti. E' un progetto che, per diventare operativo, ha bisogno solo che ci siano dei bibliotecari che ci credano e che si mettano a lavorare per realizzarlo insieme.
[1] Elisabetta Di Benedetto, Ma non c'è già tutto gratis su Internet? In: CD-ROM e basi dati: catalogo '96, Genova, E.S. Burioni ricerche bibliografiche, 1995, pp. 352-361. [2] Irene Cotta, Francesca Klein, Stefano Vitali, Archivi e documenti nell'era digitale, in I formati della memoria, Firenze, Giunti, 1997, pp. 205-251 [3] Giovanni Solimine, Come misurare la struttura della biblioteca, "Biblioteche oggi", a.12(1994), n.4, pp. 42-45 Carlo Carotti, Un itinerario per lo sviluppo delle raccolte, "Biblioteche oggi", a.11(1993), n.5, pp. 25-29 Carlo Carotti, Se il lettore è a(r)mato, "Biblioteche oggi", a.12(1994), n.2, pp.76-77 Giovanni Solimine, Acquistare su misura, "Biblioteche oggi", a.14(1996), n.5, pp. 4-8 Madel Crasta, La costruzione delle raccolte, in Paola Geretto, Lineamenti di biblioteconomia, Roma, Nuova Italia Scientifica, 1991, pp. 43-78 Carlo Carotti, Gli acquisti in biblioteca, Milano, Bibliografica, 1989 La revisione del patrimonio tra teoria e realtà: atti del seminario svoltosi a Milano, 31 marzo 1994, a cura di Paolo Galimberti e Loredana Vaccani. Milano, Regione Lombardia, AIB Comitato regionale lombardo, 1996 Giovanni Solimine, Dalla politica degli acquisti alla gestione delle collezioni, 1 , "Biblioteche oggi", a.15(1997), n.2, pp. 50-56 Giovanni Solimine, Dalla politica degli acquisti alla gestione delle collezioni, 2, "Biblioteche oggi", a.15(1997), n.3, pp. 34-40 Piero Innocenti, Crescita e sviluppo del patrimonio librario, "Biblioteche oggi", a.12(1994), n.7/8, pp. 50-58 Carlo Revelli, Ranganathan verniciato a nuovo, "Biblioteche oggi", a.14(1996), n.9, pp. 10-13 [4] Joel S.Rutstein, Anna L.De Miller, Elizabeth A.Fuseler, Possesso contro accesso: un cambiamento per le biblioteche, "Biblioteche oggi", a.7(1995), n. 7, pp. 40-52 Carla Basili, Verso la società dell'informazione, "Biblioteche oggi", a.16(1998), n.6, pp. 50-53 [5] Murray S.Martin, Is your library reference poor?, part 1, "Technicalities" a.16 (1996), n.1, pp. 5-6; part 2, "Technicalities" a.16 (1996), n.2, pp. 4-7 [6] Steve Brown, Bruce Royan, A decision support tool for information acquisition, Vine, 1996, n.103, pp. 32-37 [7] Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, Dichiarazione universale dei diritti umani, 1997. http://www.unhchr.ch/html/menu6/1/italian.htm. 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